Politiche migratorie: ora si volti pagina
Con un dicastero ad hoc, quello della Cooperazione e dell'Integrazione, e un ministro di provenienza molto peculiare, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, non poteva non respirarsi un clima differente rispetto agli ultimi anni in tema di politiche migratorie.
Dopo gli anni bui del Pacchetto Sicurezza, del reato di clandestinità , dei respingimenti in mare, si comincia infatti a parlare di riforma della legge di cittadinanza. Ricevendo il 22 novembre scorso in Quirinale una delegazione della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) il presidente Napolitano ha esortato il Parlamento ad affrontare «anche la questione della cittadinanza per i bambini nati in Italia da immigrati stranieri». Parole ben accolte dal neo-ministro Riccardi che gli ha fatto eco affermando che «occorre ripensare la legge sulla cittadinanza».
Sull'argomento l'agenzia ADISTA ha intervistato Mons. Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, di cui riportiamo uno stralcio:
Come interpreta la creazione del nuovo Ministero per la Cooperazione e l'Integrazione? E la nomina di Riccardi a capo di questo dicastero? Quali le aspettative da un ministro con il suo curriculum?
«La creazione di un ministero "ad hoc", con il distacco dal Ministero degli Interni, è già un grande segno positivo. Nello scorso governo, questo fu proteso alla sicurezza (a suo modo intesa, e senza rispetto di diritti sacrosanti, del bene comune nazionale nel contesto di quello universale) e assai negligente (anche per questioni di fondi) per ciò che concerne l'integrazione. La creazione di un dicastero nuovo fiammante crea un polo alternativo - penso - di umanità , di giustizia e di visione allargata del macrofenomeno delle migrazioni, come lo ha definito Benedetto XVI nella Caritas in veritate, in cui ha recepito anche l'Istruzione La carità di Cristo verso i Migranti del nostro Pontificio Consiglio, approvata nel 2004 dal beato Giovanni Paolo II. Inoltre l'incarico di ministro affidato al prof. Riccardi, ben conosciuto difensore dei poveri e dei discriminati, oltre che diplomatico di spicco della Comunità di Sant'Egidio, ritengo sia altresì un riconoscimento dell'impegno straordinario, in materia, della Chiesa Cattolica nel nostro Paese. Ne ho avuta conferma nel "giro d'Italia", non in bicletta naturalmente, che ho fatto in questo anno dopo il pensionamento, chiamato a presentare il mio libro-intervista con Marco Roncalli ».
Ritiene che, nonostante le urgenze legate alla crisi economico-finanziaria, tra le priorità di questo governo debbano rientrare le politiche in materia di accoglienza e integrazione? Cosa suggerirebbe a Monti in materia?
«Sono cosciente della gravità dell'attuale situazione italiana e ben lungi dal pensare di dare suggerimenti al governo Monti in questa emergenza. Peraltro il Ministro della Cooperazione e della Integrazione saprà giustamente valutare i tempi degli interventi indispensabili in materia di accoglienza ed integrazione. È la realtà che si impone e sempre più si imporrà a noi.»
C'è molto associazionismo cattolico nella campagna "L'Italia sono anch'io", che mira a cambiare la legislazione in tema di cittadinanza, privilegiando lo ius soli rispetto allo ius sanguinis. Pensa che tra le posizioni della base e quelle dei vertici della Chiesa ci sia unanimità di vedute e di azione?
«Proprio a Roncalli, nel libro-intervista, dissi che era necessaria la concessione della cittadinanza in modo diverso da quello attuale. È giusto cioè auspicare che ragazzini cresciuti in Italia da genitori stranieri possano condividere con le loro stesse famiglie, con i coetanei e con le altre generazioni di italiani un nuovo amore per il Paese che li ha accolti, per i suoi valori, per la sua Costituzione. Non va forse considerato l'impatto che ha su un minorenne nato in Italia il doversi sentire non italiano in situazioni in cui si trova a fianco dei suoi pari italiani? E il senso di esclusione che ne deriva? Naturalmente su questo tema della cittadinanza le opinioni non sono tutte uguali. C'è chi per esempio aggiunge allo ius soli qualche condizione. In questo ci si può guardare intorno nella stessa Europa per non arroccarsi in chiusure preconcette. Dovrebbe comunque essere materia di pronta riflessione in sede parlamentare. Chiedere unanimità di vedute e di azione su questo tema, peraltro, non è possibile. Ma c'è spazio per la ragionevolezza, ispirandosi, i cattolici, alla dottrina sociale della Chiesa. »
Dopo gli anni bui del Pacchetto Sicurezza, del reato di clandestinità , dei respingimenti in mare, si comincia infatti a parlare di riforma della legge di cittadinanza. Ricevendo il 22 novembre scorso in Quirinale una delegazione della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) il presidente Napolitano ha esortato il Parlamento ad affrontare «anche la questione della cittadinanza per i bambini nati in Italia da immigrati stranieri». Parole ben accolte dal neo-ministro Riccardi che gli ha fatto eco affermando che «occorre ripensare la legge sulla cittadinanza».
Sull'argomento l'agenzia ADISTA ha intervistato Mons. Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, di cui riportiamo uno stralcio:
Come interpreta la creazione del nuovo Ministero per la Cooperazione e l'Integrazione? E la nomina di Riccardi a capo di questo dicastero? Quali le aspettative da un ministro con il suo curriculum?
«La creazione di un ministero "ad hoc", con il distacco dal Ministero degli Interni, è già un grande segno positivo. Nello scorso governo, questo fu proteso alla sicurezza (a suo modo intesa, e senza rispetto di diritti sacrosanti, del bene comune nazionale nel contesto di quello universale) e assai negligente (anche per questioni di fondi) per ciò che concerne l'integrazione. La creazione di un dicastero nuovo fiammante crea un polo alternativo - penso - di umanità , di giustizia e di visione allargata del macrofenomeno delle migrazioni, come lo ha definito Benedetto XVI nella Caritas in veritate, in cui ha recepito anche l'Istruzione La carità di Cristo verso i Migranti del nostro Pontificio Consiglio, approvata nel 2004 dal beato Giovanni Paolo II. Inoltre l'incarico di ministro affidato al prof. Riccardi, ben conosciuto difensore dei poveri e dei discriminati, oltre che diplomatico di spicco della Comunità di Sant'Egidio, ritengo sia altresì un riconoscimento dell'impegno straordinario, in materia, della Chiesa Cattolica nel nostro Paese. Ne ho avuta conferma nel "giro d'Italia", non in bicletta naturalmente, che ho fatto in questo anno dopo il pensionamento, chiamato a presentare il mio libro-intervista con Marco Roncalli ».
Ritiene che, nonostante le urgenze legate alla crisi economico-finanziaria, tra le priorità di questo governo debbano rientrare le politiche in materia di accoglienza e integrazione? Cosa suggerirebbe a Monti in materia?
«Sono cosciente della gravità dell'attuale situazione italiana e ben lungi dal pensare di dare suggerimenti al governo Monti in questa emergenza. Peraltro il Ministro della Cooperazione e della Integrazione saprà giustamente valutare i tempi degli interventi indispensabili in materia di accoglienza ed integrazione. È la realtà che si impone e sempre più si imporrà a noi.»
C'è molto associazionismo cattolico nella campagna "L'Italia sono anch'io", che mira a cambiare la legislazione in tema di cittadinanza, privilegiando lo ius soli rispetto allo ius sanguinis. Pensa che tra le posizioni della base e quelle dei vertici della Chiesa ci sia unanimità di vedute e di azione?
«Proprio a Roncalli, nel libro-intervista, dissi che era necessaria la concessione della cittadinanza in modo diverso da quello attuale. È giusto cioè auspicare che ragazzini cresciuti in Italia da genitori stranieri possano condividere con le loro stesse famiglie, con i coetanei e con le altre generazioni di italiani un nuovo amore per il Paese che li ha accolti, per i suoi valori, per la sua Costituzione. Non va forse considerato l'impatto che ha su un minorenne nato in Italia il doversi sentire non italiano in situazioni in cui si trova a fianco dei suoi pari italiani? E il senso di esclusione che ne deriva? Naturalmente su questo tema della cittadinanza le opinioni non sono tutte uguali. C'è chi per esempio aggiunge allo ius soli qualche condizione. In questo ci si può guardare intorno nella stessa Europa per non arroccarsi in chiusure preconcette. Dovrebbe comunque essere materia di pronta riflessione in sede parlamentare. Chiedere unanimità di vedute e di azione su questo tema, peraltro, non è possibile. Ma c'è spazio per la ragionevolezza, ispirandosi, i cattolici, alla dottrina sociale della Chiesa. »
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