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Riccardi trova norma per l'apartheid sulle navi mercantili e ne chiede la rimozione dalla legislazione italiana


Francesco De Gregori ha raccontato in Titanic i viaggi dei migranti che andavano in America in condizioni difficili: "La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento; e puzza di sudore nel boccaporto e odore di mare morto". Ricordi di un passato lontano, si direbbe, in cui sulle navi da crociera c'era una sorta di apartheid fra ricchi e poveri. In realtà, una forma di vera e propria discriminazione era rimasta ancora nel corpus legislativo italiano, dimenticata. Qualcosa non solo di lontano, ma di incredibilmente razzista, parte di una legge fascista sulla navigazione commerciale tuttora in vigore.
L’articolo 36 della legge 16 giugno 1939, n. 1045, recita: "Qualora tra i componenti l`equipaggio vi siano persone di colore a queste dovranno essere riservate sistemazioni di alloggio, di lavanda e igieniche separate da quelle del restante personale". Si tratta chiaramente di un comma sfuggito a molte generazioni di legislatori, che fa tornare alla mente le brutte pagine della discriminazione normativa attuata dal regime fascista, fra le quali la più tristemente nota è probabilmente quella legata alle leggi antiebraiche. Appare davvero incredibile che in Italia sia ancora in vigore una norma simile.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica della Convenzione di Ginevra dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro marittimo e in questa occasione il ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi ha chiesto e ottenuto la cancellazione di tale norma, clamorosamente in contrasto con la Costituzione italiana. La decisione finale sarà presa dal Parlamento, ma appare già importante essersi accorti, e aver provveduto a segnalare perla rimozione, questa legge imbarazzante.

Filippo Sbrana