Nuove aperture sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia
Il confronto su questi temi dura ormai da tempo. Alla fine del 2011 il presidente Napolitano si augurò che il Parlamento affrontasse il tema dei minori nati nel nostro Paese, giudicando assurda la negazione del loro essere italiani. L’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti aveva previsto per la prima volta un ministro per l’integrazione (e la cooperazione internazionale), Andrea Riccardi, dal quale era venuta una proposta nuova: non lo ius soli, ma lo ius culturae, ossia la concessione della cittadinanza ai nati in Italia solo dopo aver concluso un ciclo scolastico. Una modalità ritenuta più adeguato alla situazione italiana e destinata a ottenere maggiori adesioni.
La proposta aveva raccolto diversi consensi, ma le resistenze dei partiti non avevano permesso l’approvazione in Parlamento di una norma in materia. Malgrado ciò, il dibattito dei mesi scorsi sembra aver favorito un cambio di mentalità . Nel nuovo parlamento ci sono state diverse iniziative in merito e il nuovo ministro Kyenge ha rilanciato il tema. Se anche il Carroccio, che negli anni scorsi era stata la forza politica più contraria ad una legge sulla cittadinanza, riconosce l’opportunità di concederla ai bambini nati in Italia, le cose potrebbero cambiare davvero.
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