Conferenza del premio nobel per la pace Oscar Arias Sánchez. 'Il pendolo fra concordia e guerra'
ROMA – “Il popolo siriano non merita la polvere dei mortai , ma l’inchiostro delle urne … l'invasione della Siria è una sconfitta anticipata, non in termini militari bensì umani”. Oscar Arias Sánchez , ex presidente del Costa Rica e premio Nobel per la pace nel 1987, ha parlato oggi della guerra in Siria in un’affollata conferenza nella sede della Comunità di Sant’Egidio a Roma. Bisogna saper guardare o sognare oltre la tentazione della scorciatoia dell’opzione militare che “dev’essere sempre l’ultima opzione sul tavolo”. Per questo Arias Sánchez, dopo aver criticato la “mentalità militarista”, ha invece reso omaggio alle dichiarazioni di Papa Francesco : “Come latino-americano sono orgoglioso che il Santo Padre Francesco parli con tanta forza e veemenza in favore della pace, del dialogo e del negoziato per risolvere il conflitto siriano. E’ la giusta via, e che lo dica il Vaticano ha ovviamente una forza ancor più grande. Deve essere seguito, con molta attenzione, e da molti governi, e credo che si possa essere ottimisti sul fatto che la voce della Santa Sede possa essere ascoltata all’Onu, al Consiglio di Sicurezza, così come all’Assemblea Generale.”
Se è importante mettere sotto controllo ONU l’arsenale chimico siriano, come fa sperare l’accordo raggiunto fra Kerry e Lavrov, Arias Sánchez si è augurato però che si possa andare oltre, con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che porti al cessate il fuoco e a condurre il paese a elezioni libere, mettendo fine alla guerra civile.
Arias Sánchez ha fatto notare che il problema non sono solo le armi chimiche: “Un'arma chimica è un abominio, genera la morte di migliaia di innocenti, addirittura in poche ore, ma il suo potere di uccidere è inferiore a quello dei 640 milioni di armi leggere e di piccolo calibro presenti nel mondo, molte delle quali finite nelle mani sbagliate” Per questo, ha spiegato Sánchez, dobbiamo salutare come una importante conquista di civiltà l’approvazione nello scorso aprile all’ONU del Trattato sul Commercio delle Armi, che l’Italia ha ratificato alla Camera la scorsa settimana. Passo importante poiché, per entrare in vigore, il Trattato necessita della ratifica di 50 Parlamenti nazionali.
Sono tanti gli ostacoli che incontrato il Trattato sulla sua strada, ed è facile comprenderlo se si pensa all’enorme flusso di denaro prodotto dalla vendita delle armi nel mondo. “Come sappiamo – ha proseguito Arias Sánchez - i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sono responsabili dell’80% della vendita di armi nel mondo, di qui mi sembra che l’approvazione di questo documento abbia una doppia importanza. Da una parte si restringe la vendita legale e il flusso illegale di armi alle forze ribelli nel mondo, a banditi, a terroristi, dall’altra parte aiuta a non impoverire ulteriormente un popolo il cui governo, anziché investire in istruzione, salute, infrastrutture, investe in armi e soldati. Dunque, credo che l’approvazione del Trattato possa avere solo risvolti positivi per l’umanità.”
E’ un segno per gli scettici e la prova del fatto che sia possibile costruire un regno di pace sulla terra. Una strada che all’inizio sembrava impossibile ha raggiunto un obiettivo importante, quindi sii può fare qualcosa per fermare quello che sembra ineluttabile: Sánchez ha ricordato gli impressionanti numeri della spesa militare (si stima ogni anno si spendano 700.000 milioni di dollari) e lo scandalo che producono soprattutto quando sono spesi in paesi dov’è diffusa la povertà fra la popolazione. Ciascuno può immaginare quale beneficio potrebbe ricevere l’intera umanità da un cambio di destinazione di tali ingenti cifre. Ma come ha ricordato l’ambasciatore del Costa Rica presso la Santa Sede Fernando Felipe Sánchez “la lotta per la pace richiede segni concreti più che proclami”. Per questo la ratifica del Trattato internazionale sul commercio delle armi è un passo molto importante sulla strada della riduzione degli armamenti perché obbliga i paesi contraenti a imporre regole ai costruttori di materiale bellico, a combattere il mercato illegale e a regolamentare l’esportazione delle armi convenzionali. All’Assemblea generale delle Nazioni unite è stato adottato con 154 voti a favore, tre contrari (Siria, Corea del Nord e Iran) e 23 astenuti fra i quali Russia e Cina. Il giro di affari del commercio legale di armi ammonta a 80 miliardi di dollari l’anno.
Alla conferenza è intervenuto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio che ha commentato come il percorso di dialogo e di pace compiuto da Arias Sánchez dimostra che la realizzazione di alcun sogni sia possibile: “si può spostare il pendolo della storia dalla parte della pace”. Quindi ha sottolineato l’importanza del Trattato sul commercio delle armi: “Un deciso intervento internazionale per il controllo e la limitazione del commercio delle armi è oggi lo strumento indispensabile per contenere quella violenza diffusa che, dopo la fine della guerra fredda, ha colpito intere regioni del mondo, come il Medio oriente e l’America latina, dove le armi convenzionali mietono vite umane più delle guerre vere e proprie”. Presenti all’incontro membri del corpo diplomatico accreditati presso lo Stato italiano e la Santa Sede, l’ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Lamberto Dini e il sottosegretario agli Esteri Mario Giro.
Se è importante mettere sotto controllo ONU l’arsenale chimico siriano, come fa sperare l’accordo raggiunto fra Kerry e Lavrov, Arias Sánchez si è augurato però che si possa andare oltre, con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che porti al cessate il fuoco e a condurre il paese a elezioni libere, mettendo fine alla guerra civile.
Arias Sánchez ha fatto notare che il problema non sono solo le armi chimiche: “Un'arma chimica è un abominio, genera la morte di migliaia di innocenti, addirittura in poche ore, ma il suo potere di uccidere è inferiore a quello dei 640 milioni di armi leggere e di piccolo calibro presenti nel mondo, molte delle quali finite nelle mani sbagliate” Per questo, ha spiegato Sánchez, dobbiamo salutare come una importante conquista di civiltà l’approvazione nello scorso aprile all’ONU del Trattato sul Commercio delle Armi, che l’Italia ha ratificato alla Camera la scorsa settimana. Passo importante poiché, per entrare in vigore, il Trattato necessita della ratifica di 50 Parlamenti nazionali.
Sono tanti gli ostacoli che incontrato il Trattato sulla sua strada, ed è facile comprenderlo se si pensa all’enorme flusso di denaro prodotto dalla vendita delle armi nel mondo. “Come sappiamo – ha proseguito Arias Sánchez - i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sono responsabili dell’80% della vendita di armi nel mondo, di qui mi sembra che l’approvazione di questo documento abbia una doppia importanza. Da una parte si restringe la vendita legale e il flusso illegale di armi alle forze ribelli nel mondo, a banditi, a terroristi, dall’altra parte aiuta a non impoverire ulteriormente un popolo il cui governo, anziché investire in istruzione, salute, infrastrutture, investe in armi e soldati. Dunque, credo che l’approvazione del Trattato possa avere solo risvolti positivi per l’umanità.”
E’ un segno per gli scettici e la prova del fatto che sia possibile costruire un regno di pace sulla terra. Una strada che all’inizio sembrava impossibile ha raggiunto un obiettivo importante, quindi sii può fare qualcosa per fermare quello che sembra ineluttabile: Sánchez ha ricordato gli impressionanti numeri della spesa militare (si stima ogni anno si spendano 700.000 milioni di dollari) e lo scandalo che producono soprattutto quando sono spesi in paesi dov’è diffusa la povertà fra la popolazione. Ciascuno può immaginare quale beneficio potrebbe ricevere l’intera umanità da un cambio di destinazione di tali ingenti cifre. Ma come ha ricordato l’ambasciatore del Costa Rica presso la Santa Sede Fernando Felipe Sánchez “la lotta per la pace richiede segni concreti più che proclami”. Per questo la ratifica del Trattato internazionale sul commercio delle armi è un passo molto importante sulla strada della riduzione degli armamenti perché obbliga i paesi contraenti a imporre regole ai costruttori di materiale bellico, a combattere il mercato illegale e a regolamentare l’esportazione delle armi convenzionali. All’Assemblea generale delle Nazioni unite è stato adottato con 154 voti a favore, tre contrari (Siria, Corea del Nord e Iran) e 23 astenuti fra i quali Russia e Cina. Il giro di affari del commercio legale di armi ammonta a 80 miliardi di dollari l’anno.
Alla conferenza è intervenuto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio che ha commentato come il percorso di dialogo e di pace compiuto da Arias Sánchez dimostra che la realizzazione di alcun sogni sia possibile: “si può spostare il pendolo della storia dalla parte della pace”. Quindi ha sottolineato l’importanza del Trattato sul commercio delle armi: “Un deciso intervento internazionale per il controllo e la limitazione del commercio delle armi è oggi lo strumento indispensabile per contenere quella violenza diffusa che, dopo la fine della guerra fredda, ha colpito intere regioni del mondo, come il Medio oriente e l’America latina, dove le armi convenzionali mietono vite umane più delle guerre vere e proprie”. Presenti all’incontro membri del corpo diplomatico accreditati presso lo Stato italiano e la Santa Sede, l’ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Lamberto Dini e il sottosegretario agli Esteri Mario Giro.
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