Al via la riforma del terzo settore. Cosa cambierà veramente?
Ieri notte il premier
Matteo Renzi, con un tweet, ha fatto sapere che a breve si apriranno le
discussioni per una nuova riforma del “Terzo Settore”.
Ad un mese dalle dichiarazioni rese a Lucca, il premier fa sapere che intenderà portare in discussione, durante il Consiglio dei ministri del prossimo 27 giugno, un nuovo ddl delega che fissi le basi certe di questo mondo in continua espansione.
Ma cosa cambierà
veramente o meglio cosa vuole proporre il Governo ?
Ad un mese dalle dichiarazioni rese a Lucca, il premier fa sapere che intenderà portare in discussione, durante il Consiglio dei ministri del prossimo 27 giugno, un nuovo ddl delega che fissi le basi certe di questo mondo in continua espansione.
Questo ddl delega avrà
una marcia in più, secondo quanto asserito dallo stesso premier, perché potrà essere modificato anche sulla base di quanto suggerito da tutte le associazioni ed i
cittadini che abbiano a che fare con il “Terzo Settore”. Infatti tramite l’email:
terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it
chiunque fosse interessato potrà commentare e in caso chiedere modifiche a
questo ddl delega.
Prima di tutto di
fissare i punti per una vera riforma giuridica del settore, che ancora oggi vive
una situazione di estrema ambiguità. Troppo labili i confini tra volontariato e
cooperazione sociale o tra associazionismo di promozione sociale e impresa
sociale. Tutto ciò volto ad una maggiore collaborazione e cooperazione fra
queste società No Profit e gli enti regionali, provinciali e comunali. Inoltre l’ultimo
punto di questa riforma giuridica dovrebbe essere quella di creare gli
strumenti necessari ad una maggiore “trasparenza”, perché il
premier parla di: “soggetti non sempre trasparenti”.
Il secondo punto, sarà
quello di creare un sistema di “servizio
civile nazionale universale” della durata di dieci mesi (non più dodici
come era per il servizio di leva), in cui i nuovi giovani volontari possano “non
sprecare” il loro tempo. L’idea del governo è quella di “ripagare” lo sforzo
sociale dei giovani attraverso crediti universitari, tirocini professionali o
comunque attraverso un riconoscimento formale delle capacità da loro acquisite
in questo periodo di tempo. Inoltre detto servizio potrebbe anche essere svolto
in parte in altri Paesi dell’Unione europea: un’occasione per approfondire una
lingua e sviluppare ulteriori conoscenze.
Terzo ed ultimo punto
cardine, del ddl delega del Governo, sarà la riforma fiscale del settore che
vedrà introdurre nuove forme di agevolazione da un lato e il potenziamento del
5 per mille dall’altro, risorsa spesso indispensabile per tutti gli enti No
Profit. Queste riforme fiscali accanto all’istituzione del cosiddetto “voucher universale per i servizi alla persona e alla
famiglia”, ispirato al francese Chèque emploi service universel (CESU),
potrebbero ridare nuovo ossigeno ad un settore fondamentale per il vissuto
quotidiano, ma che non gode delle risorse necessaria a portare avanti i suoi
molteplici progetti di sostegno ai bambini, ai disabili e agli anziani.
Diego Romeo
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