L’Expo su “Nutrire il pianeta”. Una sfida grande, un impegno per tutti
Domani apre l’Expo. Un evento mondiale, un tema importante: “Nutrire il pianeta”. Una sfida per Milano, chiamata nei prossimi mesi a ospitare - così si prevede - 20 milioni di visitatori.
Ci si augura di cuore che tale sfida possa essere vinta, con un pieno successo organizzativo. Ma, ovviamente, la vera sfida, su un tema del genere, non è a Milano. Il nostro campanilismo, che tifa per una bella Expo, non può farci dimenticare quelle dinamiche globali, purtroppo non tutte felici, che all’Expo forniscono sostanza e ragion d’essere: il grande problema della malnutrizione e della fame nel mondo, e quelli, ad esso collegati, dello spreco del cibo, della sostenibilità dei sistemi alimentari, dell’aumento della produttività e del reddito degli agricoltori nei paesi in via di sviluppo.
E’ questo il senso profondo della Carta di Milano, pubblicata nei giorni scorsi, che costituirà - così si spera - la principale eredità di Expo 2015.
“Oggi presentiamo la Carta di Milano” - ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole, Martina, in quell’occasione -, “che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione alle proprie responsabilità per garantire alle generazioni che verranno di poter godere del diritto al cibo e di un futuro più sostenibile. Vogliamo fare dei potenziali 20 milioni di visitatori attesi ad Expo 20 milioni di ambasciatori del diritto al cibo nel mondo”.
La Carta è in effetti molto bella. Vola alto: “Noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta, sottoscriviamo questo documento, per assumerci impegni precisi in relazione al diritto al cibo che riteniamo debba essere considerato un diritto umano fondamentale. […] Sottoscrivendo questa Carta chiediamo con forza a governi, istituzioni e organizzazioni internazionali di impegnarsi a:
● adottare misure normative per garantire e rendere effettivo il diritto al cibo e la sovranità alimentare;
● promuovere il tema della nutrizione nei forum internazionali tra governi, assicurando una effettiva e concreta attuazione degli impegni in ambito nazionale e un coordinamento anche nell'ambito delle organizzazioni internazionali specializzate;
● sviluppare un sistema di commercio internazionale aperto, basato su regole condivise e non discriminatorio capace di eliminare le distorsioni che limitano la disponibilità di cibo, creando le condizioni per una migliore sicurezza alimentare globale;
● promuovere un eguale accesso al cibo, alla terra, al credito, alla formazione, all’energia e alle tecnologie, in particolar modo alle donne, ai piccoli produttori e ai gruppi sociali più svantaggiati; […].
Noi dichiariamo di portare la nostra adesione concreta e fattiva agli Obiettivi per uno
Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. Un futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità”.
Parole belle che vanno meditate, condivise, e soprattutto messe in pratica. Perché, come ha scritto ieri Ferdinando Camon, su “Avvenire”, “non siamo padroni assoluti del mondo, ma semplici gestori. Non l’abbiamo ricevuto per farne quel che vogliamo, ma per migliorarlo e lasciarlo a chi viene dopo di noi. Abbiamo dei doveri che ci scavalcano: durano più a lungo della nostra vita e si estendono oltre lo spazio della nostra patria. Perché noi ci poniamo mille problemi ogni mattina, ma ci sono milioni di uomini che hanno un solo onnicomprensivo problema: cosa mangiare. Se l’Expo servirà a ridurre di una porzione magari minima questo smisurato problema, avrà un risultato. Se no, no”.
Francesco De Palma
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