Uomini e topi, prove di maturità e non
“Uomini e topi” è il titolo di un tragico romanzo di Steinbeck, storia di braccianti californiani travolti dalla Grande Depressioni e da una violenza che non riescono a dominare.
Potrebbe essere anche il titolo di uno squallido tweet che ieri accomunava roditori, spazzatura e clandestini schivando ogni distinguo e facendo, come si suol dire, di tutt’erbe un fascio.
Sì, pare che anche la violenza verbale (e mentale) non si riesca a controllare. Quel che fermenta nella pancia va tirato fuori, senza curarsi delle conseguenze, senza tema di dover chiedere perdono di ciò che quelle parole dovessero eventualmente provocare.
L’incosciente brevità di quel tweet faceva da contrappunto, ieri, al paziente sforzo di centinaia di migliaia di studenti che si chinavano sui versi di Dante, sulle parole di Nussbaum (“La capacità di pensare criticamente; la capacità di trascendere i localismi e di affrontare i problemi mondiali come ‘cittadini del mondo’”), sulla vicenda dei condannati a morte della Resistenza, sulle visioni di Malala (“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Un bambino, un insegnante, un libro, una penna, possono cambiare il mondo”), per produrre elaborati di tre, quattro, cinque, sei colonne, tanto più articolati e densi di verità e profondità.
Ieri la scuola italiana ha superato una prova di maturità.
Dei demagoghi e i milioni di followers o di disorientati elettori che li amano no di certo.
Francesco De Palma
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