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Verso un mondo senza pena di morte. #nopenadimorte


Il 30 novembre si celebra la XIV edizione della Giornata Internazionale “Cities for Life - Città per la Vita / Città contro la Pena di Morte”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio in ricordo della prima abolizione della pena capitale nel Granducato di Toscana, nel 1786. Si tratta della più grande mobilitazione abolizionista di livello internazionale. Il suo obiettivo è stabilire un dialogo con la società civile e coinvolgere gli amministratori locali, in modo da assicurare che l'abolizione della pena di morte e la rinuncia alla violenza siano una cifra  identitaria della città che aderisce e dei suoi cittadini. Centinaia di eventi in ogni parte del mondo e oltre 2000 comuni saranno “logo vivente” della campagna attraverso l’illuminazione speciale di un monumento. E’ fondamentale continuare l’impegno per il rispetto della vita e della dignità dell’uomo, sensibilizzando la cittadinanza sull’urgenza di cancellare la pratica disumana della pena capitale dal panorama giuridico e penale degli Stati.
Dopo i terribili fatti di Parigi molti invocano più guerra e più morte. Se si prendessero i colpevoli, che si farebbe? Pena di morte o no? L’unica cosa chiara è che il Califfato ha un culto della morte, vuole la morte, non ha paura della morte, sono attacchi suicidi. Ma noi dobbiamo essere diversi, ha giustamente affermato Mario Marazziti. E’ l’unica cosa che possiamo fare per combattere una mostruosità, la pena di morte, mai necessaria. 

In merito all’abolizione della pena di morte, nel corso dell’ultimo anno diverse notizie positive ci hanno accompagnato insieme a una serie di arretramenti e di preoccupazioni. Cominciamo da quest’ultime: nel 2015 diversi paesi (Egitto, Ciad, Tunisia, Emirati Arabi Uniti Pakistan) hanno inasprito le loro legislazioni penali con l’introduzione della pena capitale per reati connessi al terrorismo; l’Indonesia ha ripreso le esecuzioni nel 2015 e, al 30 giugno, aveva già giustiziato 14 condannati a morte, tutti per reati di droga; nel dicembre 2014, il Pakistan ha revocato una moratoria che durava da sei anni sulla pena di morte per i casi di terrorismo e nel marzo ha formalmente revocato la moratoria anche per tutti i prigionieri condannati per reati comuni (dal 17 dicembre 2014 al 30 giugno 2015, almeno 181 persone, tra cui 25 condannati per terrorismo, sono state impiccate in varie prigioni del Paese); .

Significative le notizie positive: il 27 maggio 2015, il Nebraska è divenuto il 19 stato degli USA ad abolire la pena di morte; il Presidente Barack Obama ha mantenuto la moratoria di fatto delle esecuzioni federali, già di per sé rare, che dura da 12 anni, e ha anche ordinato una revisione della pratica dell’iniezione letale e sollevato “forti interrogativi” sull’equa applicazione della pena di morte sotto il profilo razziale; negli Usa nel 2015 mai così poche condanne a morte: meno di 60 nell’anno corrente (nel Texas nessuna), nel 2014 erano 73, nel 2013 erano 83; il 6 novembre 2015 il presidente della Repubblica del Congo – Brazzaville Denis Sassou Nguesso ha promulgato la nuova Costituzione che all’art. 8 prevede che: “La personne humaine est sacrée et a droit à la vie.L’Etat a l’obligation de la respecter et de la protéger…la peine de mort est abolie”.

Degne di nota le notizie di provvedimenti di clemenza provenienti dal continente africano: il 22 aprile 2015 il Presidente del Niger Mahamadou Issoufou ha emesso un provvedimento di clemenza, in occasione del quarto anniversario della sua investitura, che prevede che tutti i detenuti condannati a morte hanno avuto la loro pena commutata in ergastolo; il 30 giugno 2015 il presidente del Ghana John Mahama ha liberato circa 900 prigionieri alla vigilia della Giornata della Repubblica, di questi 14 prigionieri facevano parte del braccio della morte e hanno ottenuto la commutazione della pena in ergastolo; il 16 luglio 2015 il presidente dello Zambia Edgar Lungu ha ridotto in ergastolo le condanne di 332 detenuti nel braccio della morte per risolvere il problema del sovraffollamento nella sezione di massima sicurezza del carcere di Mukobeko.

Tante notizie che indicano che siamo avanti (173 dei 193 stati membri dell’Onu non hanno avuto esecuzioni nel 2014), ma non siamo alla fine del lavoro per un mondo senza pena di morte. Per questo le campagne contro la pena di morte lanciate dalla Comunità di Sant’Egidio e da diverse ONG sono fondamentali per meglio creare una rete di amici, militanti con i quali possiamo condividere speranze, lavoro ed impegno.

Antonio Salvati

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