Io Partenope
Io Partenope, l’ultimo libro di Sebastiano Vassalli, morto prematuramente lo scorso anno, non è solo l’ulteriore affresco sull’oscurantismo nella Chiesa romana, cattolica, del periodo tra il cinquecento e il seicento con l’operato dell’Inquisizione attraverso il Santo Uffizio. Non è un altro ritratto della Roma e della Napoli del seicento, dove primeggiano gli alti prelati e gli intrighi di palazzo della nobiltà e dove dominano l’ambizione, il prestigio e il denaro. E non è, infine, un nuovo racconto delle vicissitudini del grande artista Gian Lorenzo Bernini. E’ la storia, la vicenda umana di Giulia Di Marco, nota come suor Partenope, realmente esistita ed etichettata come eretica dai testi redatti dall'Inquisizione, braccio del potere di una Chiesa poco spirituale. Dopo aver raccontato ne La chimera le vicende della «strega» Antonia, con suor Partenope, Vassalli ci narra di una modernità religiosa femminile che stentava a nascere, tenuta a freno da una Chiesa in buona parte composta da religiosi che, invece di cercare l’unione con Dio, vuole esclusivamente dominare.
La Storia di Giulia è all’inizio quella di un’adolescente, derubata della giovinezza, venduta dalla madre ad un anziano signore. Finisce per rifugiarsi a Napoli, dove si avvicina a Dio, amandolo in una forma del tutto personale che devia dai canoni imposti dalla Chiesa. Giulia diviene terziaria dell’Ordine delle Francescane di strada, si fa portavoce con il suo esempio di un nuovo modo di pregare, di entrare in comunione con Dio con tutta se stessa, anima e corpo, fino a giungere all’estasi. Nella Napoli in cui cresce e opera, suor Partenope, come viene chiamata, fa ben presto proseliti e apre prima una e poi una seconda Casa di Preghiera dove accorre gente del popolo ma anche della nobiltà. E’ l’espressione di una chiesa di popolo che attrae attraverso la preghiera e l’aiuto ai più poveri. Presto si grida allo scandalo, la donna va fermata perché si vocifera che gli incontri di preghiera assumano la veste orgiastica. La Chiesa dei papi la fa imprigionare dal Santo Uffizio. Insieme ai suoi discepoli più vicini, viene processata e torturata e, alla fine, per salvarsi la vita, costretta all’abiura. Un importante uomo di Chiesa del Regno di Napoli la salverà dalla cella dove era stata relegata. Incuriosito dalla sua personalità, vuole approfondirne la conoscenza e l’aiuta a riprendere una vita normale.
Una storia coinvolgente ed entusiasmante che mostra nell’umanità di suor Partenope una chiesa in uscita, come direbbe Papa Francesco. Una chiesa attrattiva con la preghiera e la vicinanza e l’amore verso i più poveri.
Antonio Salvati
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