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Letture: Benedetta Tobagi, “La scuola salvata dai bambini. Viaggio nelle classi senza confini”

La scuola che Benedetta Tobagi vede salvare dai bambini è quella italiana. I bambini che la salvano sono figli di stranieri.
In questo apparente paradosso - apparente perché chiunque lavora nella scuola, insegnanti in primis, sa benissimo che tutto questo è vero - sta la forza dell’inchiesta portata avanti dal libro, il suo valore. Che fa sentire come preziosissimo il contributo che i circa 750.000 minori stranieri frequentanti la nostra scuola apportano alla società già da oggi (senza considerare quello che apporteranno nel futuro). 

Questi bambini, adolescenti e giovani stranieri che sono più o meno il 10% dell’intero corpo scolastico esprimono un valore aggiunto in termini di allargamento degli orizzonti di tutti: gli italiani di domani non potranno dire di non aver avuto almeno un amico o un’amica di un’altra pelle, di un’altra cultura di origine, di un’altra religione (“È come fare un Erasmus stando a casa”).
E’ un “libro avvincente ed emozionante”, come è stato detto, perché dà voce ai minori, a chi lavora con loro, a chi impara con loro. E’ però è anche un libro che denuncia quanto poco si scommetta in Italia sull’integrazione. Su un’integrazione vantaggiosa per tutti coloro che fanno parte del nostro sistema-paese. Su un’integrazione possibile: a Napoli la Tobagi ha visto madri rom che fanno parte di Consigli d'Istituto, si è stupita vedendo bambini puliti uscire da campi degradati, felici di andare a scuola e sognare un futuro diverso.
E allora Cittareale, il borgo di poche case la cui scuola rischiava di chiudere e che si è potuta salvare grazie ai figli degli immigrati o dei rifugiati stabilitisi lì in questi anni, diviene metafora di un intero Paese, chiamato a rendersi conto di quanto debba ai propri figli più piccoli e più “periferici”.

Francesco De Palma

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