Il fascino discreto del passato e “Limes” …
Più o meno un mese fa, all’indomani della vittoria elettorale di Trump si avanzava su questo blog una considerazione sulla forza del richiamo del passato, tanto negli Stati Uniti del “Make America great again!”, quanto nella Gran Bretagna della Brexit e del “We want our country back!” (http://www.notizieitalianews.com/2016/11/opinioni-quelloscuro-desiderio-di.html).
Si scriveva di “una pulsione che ha finito per toccare le corde profonde di tanti convincendoli che il mondo d’oggi è talmente sbagliato da non poterlo correggere facendo leva sulle sue potenzialità. Piuttosto esso va rigettato in toto, in modo che sia possibile tornare al buon tempo andato, a quella mitica età dell’oro che la postmodernità e la globalizzazione hanno indebolito o rubato”. Si parlava della speranza di “scendere da un treno che va verso una destinazione sconosciuta, quando la stazione di partenza era invece così rassicurante”.
Fa piacere che oggi, sull’edizione on line di una rivista prestigiosa come “Limes”, appaia un contributo, a firma di Giuseppe Cucchi, che va nella medesima direzione. Che sottolinea come, al “bivio fra un presente del tutto inadeguato alle necessità - che quindi risulta altamente insoddisfacente - e un futuro che ci terrorizza per la sua indeterminatezza, [ci si] rifiuti di saltare l’ostacolo e [ci] si rifugi nell’assurda speranza di poter far rinascere un passato che, come tutti i passati, è almeno in parte idealizzato” (http://www.limesonline.com/nellera-dellinsicurezza-anche-in-italia-ha-vinto-la-paura/95803).
In tutto il mondo, termina l’articolo, ci si esprime “contro un futuro che temiamo, che non ci piace e ci spaventa”, e “a favore di un passato che non può assolutamente ritornare”.
Francesco De Palma
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