Un’Italia più sola, e dunque più “liquida”
Su questo stesso blog ricordiamo oggi Zygmunt Bauman, il grande sociologo di origine polacca che ha saputo disegnare il profilo della post-modernità scoprendone il carattere “liquido”.
Un carattere nel quale siamo tutti immersi, volenti o nolenti, a partire dal nostro percorso esistenziale, dal nostro status relazionale. La liquidità delle relazioni interpersonali sta proprio nella difficoltà di stabilire legami solidi e duraturi. Non stupisce che l’Annuario ISTAT 2016 scopra un’Italia in cui i single sono sempre di più.
I single non vedovi sono più che raddoppiati in vent’anni: ora sono all’incirca 5 milioni, l’8% della popolazione. Se ad essi aggiungiamo vedovi e divorziati non risposati il numero delle persone sole del Bel Paese giunge a sfiorare gli 8 milioni, il 13% del totale. Il che significa che le famiglie composte da un solo membro sono quasi un terzo dell’insieme di riferimento.
Non è solo un problema di sentimenti e di affetti. Il fatto è che una condizione di solitudine sempre più diffusa testimonia della grande difficoltà di instaurare rapporti con gli altri, di una deriva monadica magari non voluta, che però si rivela tanto potente da condizionare e informare l’itinerario esistenziale di una fetta consistente della nostra società. Con tutti i riflessi che ne derivano: come costruire una comunità coesa in un tempo di dispersione? come cercare insieme strade e soluzioni possibili se la solitudine esalta le bolle della post-verità?
Certo, anche chi vive in famiglia può vivere “per conto suo”, e, d’altra parte, anche chi abita da solo può avere una ricca vita relazionale, essere al centro di reti comunitarie.
Ma resta che l’Italia è sempre più un mondo di soli. E che tutti vediamo l’allentamento dei legami che hanno innervato il nostro paese. Attenzione, perché la società può disgregarsi, il singolo può abituarsi a contare solo su se stesso, la crisi può diventare, da economica e sociale, umana e mentale. Abbiamo tutti il dovere - single o no che siamo - di cercare di evitarlo.
Francesco De Palma
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