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L'eccidio di Monte Sole e la sua memoria, tra fede e storia ...

Si è già menzionato, su questo blog, il Memoriale dei testimoni della fede del XX e XXI secolo ospitato nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma. 
In quelle navate non si respira solo la pietà per chi ha vissuto la fedeltà al Vangelo fino all’ultimo, ma palpita anche l’intera storia del Novecento, con le sue tragedie e le sue speranze.
Ecco perché ritorniamo volentieri a seguire le vicende di tale Museo, che è un po’ un “unicum” in Italia e nel mondo.
E’ di oggi la notizia che mercoledì 13 novembre viene consegnata al Memoriale ed esposta nella cappella dedicata ai “martiri del nazismo” una lettera di uno dei sacerdoti che vennero uccisi a Monte Sole, negli eccidi compiuti dalle SS tra il settembre e l’ottobre del 1944 per “ripulire” il territorio dalla presenza partigiana, di cui ricorre quest’anno il 75° anniversario.
E’ noto come in quei massacri morirono tra le 800 e le 1800 persone - il numero preciso non si è mai potuto sapere -, soprattutto donne, bambini e anziani. Si trattò della strage più grande compiuta dai nazisti nell’Europa occidentale

La memoria - la lettera - cui si è accennato sopra riguarda p. Martino Capelli, sacerdote, arrestato dai tedeschi il 29 settembre 1944 mentre si recava in aiuto di chi si era ritrovato coinvolto nelle sparatorie. Le SS lo aggiunsero agli altri rastrellati e domenica 1° ottobre 1944 lo uccisero insieme ad altri 44 uomini nella “botte d’acqua”, la grande vasca utilizzata dallo stabilimento industriale per la trasformazione della canapa di Pioppe di Salvaro (Grizzana).
Alla memoria di p. Capelli è stata assegnata nel 1982 la medaglia d’argento al merito civile, con la seguente motivazione: “Sacerdote di non comune carità cristiana e profondo spirito apostolico, non esitava, con coraggio ed eroismo, a portare conforto a civili presi in ostaggio per rappresaglia dai tedeschi. Nell’estremo tentativo di ottenerne la liberazione, veniva catturato e condannato a morte come spia, coronando con il supremo sacrificio un’esistenza dedita al prossimo”.

Francesco De Palma

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