Censis. I valori degli italiani, dall’individualismo alla riscoperta delle relazioni
Quali sono i valori che sono stati alla base dello sviluppo dell’Italia lungo questi 150 anni dall’unità e quali caratterizzeranno il nostro futuro ? "I valori degli italiani" è il titolo della ricerca del Censis che viene presentata oggi a Roma alle 16 presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana - Palazzo Mattei di Paganica - Sala Igea - Piazza della Enciclopedia Italiana, 4 con la partecipazione di Giuliano Amato, Presidente del Comitato dei Garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Giuseppe De Rita - Presidente del Censis e Paolo Peluffo - Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio per Informazione, Comunicazione, Editoria e Coordinamento amministrativo. La ricerca, avviata proprio in occasione del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, ha voluto approfondire la conoscenza su quali siano i sui valori che uniscono la comunità, con l’intento di contribuire al rafforzamento dell’identità nazionale, alla comprensione del Paese e alla consapevolezza dell’agire quotidiano dei cittadini con una particolare attenzione al mondo giovanile e della scuola. Anche grazie al confronto con i risultati di un’analoga ricerca sui valori degli italiani condotta venti anni fa è stato possibile ricostruire come ‒ dalla famiglia al lavoro, al rapporto con la spiritualità ‒ siamo cambiati. Gli anni 70 e 80 sono descritti come gli anni in cui progressivamente prende sempre più piede il primato “dell’essere se stessi” e dove l’individualismo è il motore dello sviluppo di masse ed il modo di essere e percepire la propria esistenza. Conseguenza dell’onda lunga della soggettività sono quello che viene definito il “disastro antropologico” caratterizzato da una crescita dell’aggressività minuta e diffusa e la sregolazione delle pulsioni e corruzione del linguaggio, la diffusione di patologie individuali quali depressione ed anoressia e la mancanza di senso di futuro e trascendenza. Ma soggettività e soggettivismo iniziano a dare segni di stanchezza e di crisi, così che oggi più di ieri aumentano gli italiani che dichiarano di avere modelli di riferimento, con maggiore riconoscimento alle figure del padre e della madre per i giovani come modelli e maestri di riferimento. Anche nei confronti della trascendenza gli italiani che rispondono “Si perché sono credente” alla domanda se esista una sfera trascendente o spirituale passano dal 45,1 % del 1988 al 65,6% del 2011. Novità anche sui pilastri del nostro stare insieme che oggi sembrano fare perno soprattutto sul senso della famiglia indicata dal 56,4% come elemento primario che accomuna gli italiani. Seguono il gusto per la qualità della vita, la tradizione religiosa e l’amore per il bello. Aumentano anche, passando dal 49,3% al 56,1% gli italiani convinti che l’Italia sia il paese dove si vive complessivamente meglio al mondo e più del 50% definisce “belli” i comportamenti tra le persone che non si conoscono, cioè quelle persone che si incrociano quotidianamente per strada segno, secondo la ricerca, della forza di coesione che nasce nel riconoscere l’altro e nel cercarne la solidarietà. E’ il bisogno di riscoprire l’altro, iniziando dal più vicino e testimoniato anche dalle tante forme di solidarietà e di altruismo a cui assistiamo e che rappresentano forse la puntiforme esigenza di riscoprire una categoria che abbiamo perduto, quella della prossimità. Tutti valori positivi, definiti dalla ricerca come “scintille di speranza” che vanno emergendo, fatti di responsabilità e attenzione alla relazione e che potranno essere il nuovo motore per il nostro futuro.