L’Italia in cifre
L’Istat ha appena reso disponibile una breve pubblicazione di dati riguardanti l’Italia, attraverso 16 sezioni tematiche. L’“Italia in cifre”, questo il titolo, è liberamente scaricabile dal sito dell’Istat ed è disponibile gratuitamente presso i centri di informazione statistica, offre un profilo dei principali aspetti demografici, sociali, economici e ambientali del nostro Paese
Fra i dati ambientali risultano particolarmente interessanti quelli sulla raccolta differenziata dove sono messi a confronto percentuali e quantitativi della raccolta negli ultimi 10 anni.
Nel 2011 la raccolta differenziata ha raggiunto il 35,3 % nella media nazionale, ma al nord supera il 49 % mentre centro e sud Italia raggiungono solo il 27 ed il 21 %. Se però guardiamo ai cambiamenti, mettendo a confronto i dati del 2001 con quelli del 2011, il quantitativo di materiale differenziato raccolto è notevolmente aumentato, per la carta e per il vetro con un aumento più che doppio, mentre per la plastica e l’organico con un aumento di quasi quattro volte.
Riguardo ai dati sulla popolazione si registra un aumento della speranza di vita alla nascita che passa per le donne da 82,8 a 84,5 anni, mentre per gli uomini, pur rimanendo con una speranza di vita inferiore alle donne, si nota un aumento leggermente più marcato, da 77 a 79,4 anni.
L’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella fino a 14 anni di età, passa da 127,1 del 2001 a 144,5 del 2011 così come aumenta di conseguenza il cosiddetto indice di dipendenza, ovvero il rapporto tra la popolazione in età non attiva (fino a 14 anni e di 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (tra 15 e 64 anni), che passa da 48,4 a 52,3.
Un paese che invecchia quindi, ma se guardiamo al numero dei nati, l’ultimo censimento segna per la prima volta dal 1961, un dato in contro tendenza. Infatti, se negli ultimi 4 censimenti si è sempre registrata una diminuzione nel numero dei nati rispetto al censimento precedente, nell’ultimo censimento i nati aumentano, se pur di poche migliaia.
Riguardo alla salute non si registrano sostanziali variazioni di spesa negli ultimi 10 anni, mentre si nota una diminuzione della mortalità infantile che passa dal 4,4 al 3,6 per mille, a se guardiamo ad un periodo temporale più ampio, impressiona come 50 anni fa il valore fosse 10 volte più grande, pari al 4 per cento.
In tempo di crisi economica non si possono non notare i dati economici riguardanti il nostro paese, fra cui quelli riguardanti il debito pubblico che nel 2001 aveva un’incidenza sul PIL del 108,2 % mentre nel 2011 ha raggiunto il 120,1 % .
La pubblicazione è scaricabile per intero qui: http://www.istat.it/it/archivio/30329