La cattiva informazione sui vaccini: 4 genitori su 10 consultano il web prima di vaccinare i propri figli
I vaccini sono un bene sociale da difendere. Nel corso di due secoli i vaccini hanno salvato milioni di vite umane ed entro la fine di questo decennio avranno evitato, secondo l'OMS, 25 milioni di morti, ma i loro benefici a volte vengono messi in discussione da ‘sensazionalismi’ e da un’informazione non corretta.
Una ricerca della Fondazione Censis riporta che il 60% dei genitori italiani ammette di saperne abbastanza sulle vaccinazioni ma il 42% cerca informazioni sul web, che molte volte non sono validate scientificamente, per decidere se vaccinare o meno i propri figli ed una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete.
Roma, 8 luglio 2015 - I vaccini sono una grande vittoria della ricerca e della sanitĆ pubblica, ma recentemente sono stati al centro di polemiche e critiche che hanno avuto eco sulla stampa, che li hanno collegati a torto a patologie come l’autismo nonostante avvalorati studi scientifici, abbiano dimostrato che non esista nessuna correlazione fra vaccini e tali patologie. Ma la propagazione virale sui social network, su articoli fondati sul sentito dire e su fonti non validate, hanno contribuito a divulgare un pensiero pseudo-scientifico che si dovrebbe meglio definire come “bufale”, che ciclicamente appaiono sulla rete. Insomma, tanta cattiva informazione che poco si sofferma sugli straordinari successi ottenuti nel secolo scorso e in questo primo scorcio di terzo millennio con i vaccini e poco interessata alle brillanti prospettive che incoraggiano la ricerca a lavorare per contrastare altre devastanti malattie infettive: ultima in ordine temporale la meningite da meningococco B, per la quale nel 2014 in Italia ĆØ stato introdotto il vaccino.
L’impatto dei vaccini sulla spesa farmaceutica non raggiunge il 2%, un dato quasi trascurabile se confrontato con i milioni di vite che sono state o saranno salvate. Secondo un recente documento dell’OMS nel decennio 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti, vale a dire che vaccinare salva ogni anno 2,5 milioni di persone, oltre ad incidere sui costi che i sistemi sanitari dovrebbero affrontare, inclusi quelli legati agli handicap correlati alle malattie infettive.
Per conoscerne il valore fino in fondo e la loro importanza in termini di vite umane salvate, di disabilitĆ e mortalitĆ evitate, giornalisti della carta stampata e online incontrano medici, infettivologi, ricercatori e esperti di salute nel Corso di Formazione Professionale Vaccini bene sociale: impatto sanitario e corretta informazione. Il “caso meningite”, promosso dal Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza UniversitĆ di Roma con il supporto incondizionato di Novartis Vaccines and Diagnostics srl (societĆ del Gruppo GSK).
Quando si parla di vaccini il nodo cruciale ĆØ l’informazione. Come trasformare in cultura un bene sociale come le vaccinazioni? Come arrivare alle famiglie facendo loro comprendere che vaccinarsi e vaccinare i propri figli ĆØ un dovere sociale oltre che un obbligo morale?
«Informare secondo regole di trasparenza prima di tutto e limitando il piĆ¹ possibile gli allarmismi, questo ĆØ l’approccio giusto quando si parla di vaccinazioni e di malattie infettive – dichiara Marco Cattaneo, Direttore de Le Scienze – un esempio di cattiva informazione riguarda proprio la meningite e i casi che si sono avuti in Toscana recentemente, per i quali si ĆØ parlato in modo inesatto di epidemia. Il punto ĆØ dove attingere alle informazioni. La cosa migliore da fare ĆØ attenersi alle fonti ufficiali come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di SanitĆ o la stessa OMS».
Ma quanto ĆØ effettivamente informata la popolazione sui vaccini? Quali sono i comportamenti rispetto a questa pratica preventiva? Le risposte arrivano da un’indagine condotta dal Censis su 1.000 genitori tra i 22 e i 55 anni con figli di etĆ compresa tra gli 0 e i 14 anni.
Il 70% degli intervistati dichiara di saperne molto o abbastanza di vaccinazioni, sebbene solo un esiguo 5,6% individui correttamente almeno quattro vaccinazioni obbligatorie. Emerge chiaramente il ruolo dei media e in particolare del web. Quasi la metĆ del campione, il 48,6%, attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli; una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. Molto alta la percezione del rischio sulla meningite (67%) tanto che un 46% afferma di esserne spaventato e tuttavia il 14,1% non ha vaccinato i figli e non ha intenzione di farlo, mentre solo il 9% dice di non sapere che esistono vaccini contro la meningite. In particolare, tra gli intervistati il 33% dichiara di conoscere il nuovo vaccino anti-meningococcico B, ma il 67% non ne sa niente.
«La ricerca evidenzia una conoscenza sommaria delle vaccinazioni da parte dei genitori, che lascia perĆ² intravedere un nuovo approccio culturale nei confronti delle vaccinazioni, in cui alla dimensione pubblica dell’obbligatorietĆ si affianca sempre di piĆ¹ quella della consapevolezza e della scelta individuale – afferma Ketty Vaccaro, Direttore Welfare Fondazione Censis – nonostante l’alta percezione del rischio riguardo alla meningite, ancora resta molto da fare per informare i genitori sull’introduzione di nuovi vaccini contro questa drammatica malattia infettiva. Il 91,1% dei genitori ĆØ consapevole che i vaccini hanno debellato malattie importanti e che rappresentano un obbligo sociale per difendere se stessi e la collettivitĆ , ma non mancano dubbi ed incertezze sulla sicurezza dei vaccini che evidenziano una precisa domanda informativa da parte dei genitori, comunque disponibili in larga parte a vaccinare i propri figli anche con un nuovo vaccino come quello contro il Meningococco B. Ć necessaria un’informazione mirata e autorevole che si avvalga anche di campagne di sensibilizzazione con interventi nelle scuole e che preveda un ruolo di accreditamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sostanziato anche nella gratuitĆ dell’offerta vaccinale da parte di tutte le Regioni».
Nell’ambito del web, i social network giocano un ruolo di primo piano quali canali informativi rispetto al tema vaccinazioni. Sebbene i siti istituzionali siano i piĆ¹ consultati dai genitori (oltre il 40% dichiara di reperire informazioni da quelli) resta un importante 27,2% che si rivolge ai forum e ai blog.
«Nei primi mesi del 2015 internet e social media, in particolare, sono stati il principale punto di incontro per qualsiasi discussione e conversazione sui vaccini e le vaccinazioni – sottolinea Federico Ferrazza, Direttore di Wired – gran parte delle nostre scelte vengono ormai veicolate e orientate da quello che leggiamo sul web, anche in tema di salute e prevenzione. I media, soprattutto quelli online, devono ripensare al modo migliore di entrare in queste conversazioni globali per contrastare gli allarmismi ingiustificati e le bufale e devono trovare gli strumenti social piĆ¹ idonei per adattarsi ai lettori e offrire loro informazioni il piĆ¹ possibile corrette».
Il piĆ¹ recente strumento di prevenzione contro la meningite messo a disposizione della collettivitĆ e delle autoritĆ sanitarie italiane ĆØ il vaccino contro il meningococco B, responsabile in 6 casi su 10 di meningite meningococcica nel nostro Paese, la piĆ¹ temuta da genitori e pediatri delle meningiti in quanto si manifesta improvvisamente soprattutto nei neonati e puĆ² portare alla morte in 24 ore.
La meningite meningococcica ĆØ un’infezione batterica e la principale causa di meningite in Europa e in Italia dove ĆØ stata responsabile nel 2011 del 77% dei casi totali, soprattutto sotto l’anno di vita che ĆØ la fascia piĆ¹ esposta al meningococco B. Il vaccino, offerto gratuitamente da nove Regioni, ĆØ indicato per l’immunizzazione a partire dai due mesi di vita.
«La meningite da meningococco B ĆØ una malattia infettiva batterica devastante e non c’ĆØ esperienza piĆ¹ terribile per un genitore o un pediatra di vedere un bambino colpito da meningite, malattia la cui incidenza in Italia ĆØ sottostimata, sia perchĆ© non tutti i casi vengono notificati, sia per il ridotto utilizzo delle tecniche di tipizzazione e anche perchĆ© in molti casi l’esito ĆØ fatale ancor prima di poter fare una diagnosi o addirittura in corso di terapia – sottolinea Alberto Villani, Primario di Pediatria e Malattie Infettive, Ospedale Bambino GesĆ¹ di Roma – occorre fare chiarezza su questa drammatica malattia infettiva i cui sintomi sono spesso inizialmente quelli di una banale influenza e per la quale oggi esistono vaccini in grado di proteggere i bambini e i gruppi a rischio, come gli adolescenti e i turisti, contro i ceppi A, C, Y, W135 e l’ultimo arrivato, B».
Talvolta si pensa che sia inutile vaccinare i propri figli proprio perchĆ©, grazie alla vaccinazione, l’incidenza di una o piĆ¹ malattie infettive ĆØ estremamente diminuita, magari sino ad azzerarsi in un intero paese. A ciĆ² puĆ² far seguito la reintroduzione di un agente infettivo o un aumento della sua circolazione.
Fortunatamente, perĆ², la ricerca e l’offerta di vaccini sempre piĆ¹ efficaci e sicuri non si fermano. L'Italia in questo momento ĆØ leader mondiale per le strategia di vaccinazione per i prossimi cinque anni. Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014/2018 ĆØ in fase di approvazione. GiĆ nel 2012 ĆØ stato presentato e proposto come nuovo PNP il Calendario Vaccinale della Vita, frutto della collaborazione tra la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), la SocietĆ Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e SanitĆ Pubblica (SItI), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la SocietĆ Italiana di Pediatria (SIP). Questo nuovo calendario ha l’obiettivo di proteggere la persona dalle principali malattie prevenibili da vaccini, a partire dall’infanzia sino alla senescenza.
«Il calendario delle vaccinazioni indica la successione cronologica delle vaccinazioni dalla nascita fino all’etĆ piĆ¹ avanzata – osserva Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di SanitĆ – ĆØ una guida necessaria ai pediatri, ai medici di famiglia e ai genitori per rendere operative le strategie vaccinali e conseguire gli obiettivi delle diverse vaccinazioni. L’aggiornamento periodico del calendario secondo le piĆ¹ aggiornate evidenze scientifiche corrobora le scelte di offerta vaccinale delle Regioni, garantita come LEA dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale».
Roma, 8 luglio 2015 - I vaccini sono una grande vittoria della ricerca e della sanitĆ pubblica, ma recentemente sono stati al centro di polemiche e critiche che hanno avuto eco sulla stampa, che li hanno collegati a torto a patologie come l’autismo nonostante avvalorati studi scientifici, abbiano dimostrato che non esista nessuna correlazione fra vaccini e tali patologie. Ma la propagazione virale sui social network, su articoli fondati sul sentito dire e su fonti non validate, hanno contribuito a divulgare un pensiero pseudo-scientifico che si dovrebbe meglio definire come “bufale”, che ciclicamente appaiono sulla rete. Insomma, tanta cattiva informazione che poco si sofferma sugli straordinari successi ottenuti nel secolo scorso e in questo primo scorcio di terzo millennio con i vaccini e poco interessata alle brillanti prospettive che incoraggiano la ricerca a lavorare per contrastare altre devastanti malattie infettive: ultima in ordine temporale la meningite da meningococco B, per la quale nel 2014 in Italia ĆØ stato introdotto il vaccino.
L’impatto dei vaccini sulla spesa farmaceutica non raggiunge il 2%, un dato quasi trascurabile se confrontato con i milioni di vite che sono state o saranno salvate. Secondo un recente documento dell’OMS nel decennio 2011-2020 i vaccini eviteranno 25 milioni di morti, vale a dire che vaccinare salva ogni anno 2,5 milioni di persone, oltre ad incidere sui costi che i sistemi sanitari dovrebbero affrontare, inclusi quelli legati agli handicap correlati alle malattie infettive.
Per conoscerne il valore fino in fondo e la loro importanza in termini di vite umane salvate, di disabilitĆ e mortalitĆ evitate, giornalisti della carta stampata e online incontrano medici, infettivologi, ricercatori e esperti di salute nel Corso di Formazione Professionale Vaccini bene sociale: impatto sanitario e corretta informazione. Il “caso meningite”, promosso dal Master di I livello “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza UniversitĆ di Roma con il supporto incondizionato di Novartis Vaccines and Diagnostics srl (societĆ del Gruppo GSK).
Quando si parla di vaccini il nodo cruciale ĆØ l’informazione. Come trasformare in cultura un bene sociale come le vaccinazioni? Come arrivare alle famiglie facendo loro comprendere che vaccinarsi e vaccinare i propri figli ĆØ un dovere sociale oltre che un obbligo morale?
«Informare secondo regole di trasparenza prima di tutto e limitando il piĆ¹ possibile gli allarmismi, questo ĆØ l’approccio giusto quando si parla di vaccinazioni e di malattie infettive – dichiara Marco Cattaneo, Direttore de Le Scienze – un esempio di cattiva informazione riguarda proprio la meningite e i casi che si sono avuti in Toscana recentemente, per i quali si ĆØ parlato in modo inesatto di epidemia. Il punto ĆØ dove attingere alle informazioni. La cosa migliore da fare ĆØ attenersi alle fonti ufficiali come il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di SanitĆ o la stessa OMS».
Ma quanto ĆØ effettivamente informata la popolazione sui vaccini? Quali sono i comportamenti rispetto a questa pratica preventiva? Le risposte arrivano da un’indagine condotta dal Censis su 1.000 genitori tra i 22 e i 55 anni con figli di etĆ compresa tra gli 0 e i 14 anni.
Il 70% degli intervistati dichiara di saperne molto o abbastanza di vaccinazioni, sebbene solo un esiguo 5,6% individui correttamente almeno quattro vaccinazioni obbligatorie. Emerge chiaramente il ruolo dei media e in particolare del web. Quasi la metĆ del campione, il 48,6%, attinge dai social media le informazioni inerenti le vaccinazioni e oltre il 42% cerca informazioni sul web per decidere se far vaccinare o meno i propri figli; una percentuale non trascurabile, il 7,8%, sceglie di non vaccinarli proprio a seguito di quanto letto in rete. Molto alta la percezione del rischio sulla meningite (67%) tanto che un 46% afferma di esserne spaventato e tuttavia il 14,1% non ha vaccinato i figli e non ha intenzione di farlo, mentre solo il 9% dice di non sapere che esistono vaccini contro la meningite. In particolare, tra gli intervistati il 33% dichiara di conoscere il nuovo vaccino anti-meningococcico B, ma il 67% non ne sa niente.
«La ricerca evidenzia una conoscenza sommaria delle vaccinazioni da parte dei genitori, che lascia perĆ² intravedere un nuovo approccio culturale nei confronti delle vaccinazioni, in cui alla dimensione pubblica dell’obbligatorietĆ si affianca sempre di piĆ¹ quella della consapevolezza e della scelta individuale – afferma Ketty Vaccaro, Direttore Welfare Fondazione Censis – nonostante l’alta percezione del rischio riguardo alla meningite, ancora resta molto da fare per informare i genitori sull’introduzione di nuovi vaccini contro questa drammatica malattia infettiva. Il 91,1% dei genitori ĆØ consapevole che i vaccini hanno debellato malattie importanti e che rappresentano un obbligo sociale per difendere se stessi e la collettivitĆ , ma non mancano dubbi ed incertezze sulla sicurezza dei vaccini che evidenziano una precisa domanda informativa da parte dei genitori, comunque disponibili in larga parte a vaccinare i propri figli anche con un nuovo vaccino come quello contro il Meningococco B. Ć necessaria un’informazione mirata e autorevole che si avvalga anche di campagne di sensibilizzazione con interventi nelle scuole e che preveda un ruolo di accreditamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale, sostanziato anche nella gratuitĆ dell’offerta vaccinale da parte di tutte le Regioni».
Nell’ambito del web, i social network giocano un ruolo di primo piano quali canali informativi rispetto al tema vaccinazioni. Sebbene i siti istituzionali siano i piĆ¹ consultati dai genitori (oltre il 40% dichiara di reperire informazioni da quelli) resta un importante 27,2% che si rivolge ai forum e ai blog.
«Nei primi mesi del 2015 internet e social media, in particolare, sono stati il principale punto di incontro per qualsiasi discussione e conversazione sui vaccini e le vaccinazioni – sottolinea Federico Ferrazza, Direttore di Wired – gran parte delle nostre scelte vengono ormai veicolate e orientate da quello che leggiamo sul web, anche in tema di salute e prevenzione. I media, soprattutto quelli online, devono ripensare al modo migliore di entrare in queste conversazioni globali per contrastare gli allarmismi ingiustificati e le bufale e devono trovare gli strumenti social piĆ¹ idonei per adattarsi ai lettori e offrire loro informazioni il piĆ¹ possibile corrette».
Il piĆ¹ recente strumento di prevenzione contro la meningite messo a disposizione della collettivitĆ e delle autoritĆ sanitarie italiane ĆØ il vaccino contro il meningococco B, responsabile in 6 casi su 10 di meningite meningococcica nel nostro Paese, la piĆ¹ temuta da genitori e pediatri delle meningiti in quanto si manifesta improvvisamente soprattutto nei neonati e puĆ² portare alla morte in 24 ore.
La meningite meningococcica ĆØ un’infezione batterica e la principale causa di meningite in Europa e in Italia dove ĆØ stata responsabile nel 2011 del 77% dei casi totali, soprattutto sotto l’anno di vita che ĆØ la fascia piĆ¹ esposta al meningococco B. Il vaccino, offerto gratuitamente da nove Regioni, ĆØ indicato per l’immunizzazione a partire dai due mesi di vita.
«La meningite da meningococco B ĆØ una malattia infettiva batterica devastante e non c’ĆØ esperienza piĆ¹ terribile per un genitore o un pediatra di vedere un bambino colpito da meningite, malattia la cui incidenza in Italia ĆØ sottostimata, sia perchĆ© non tutti i casi vengono notificati, sia per il ridotto utilizzo delle tecniche di tipizzazione e anche perchĆ© in molti casi l’esito ĆØ fatale ancor prima di poter fare una diagnosi o addirittura in corso di terapia – sottolinea Alberto Villani, Primario di Pediatria e Malattie Infettive, Ospedale Bambino GesĆ¹ di Roma – occorre fare chiarezza su questa drammatica malattia infettiva i cui sintomi sono spesso inizialmente quelli di una banale influenza e per la quale oggi esistono vaccini in grado di proteggere i bambini e i gruppi a rischio, come gli adolescenti e i turisti, contro i ceppi A, C, Y, W135 e l’ultimo arrivato, B».
Talvolta si pensa che sia inutile vaccinare i propri figli proprio perchĆ©, grazie alla vaccinazione, l’incidenza di una o piĆ¹ malattie infettive ĆØ estremamente diminuita, magari sino ad azzerarsi in un intero paese. A ciĆ² puĆ² far seguito la reintroduzione di un agente infettivo o un aumento della sua circolazione.
Fortunatamente, perĆ², la ricerca e l’offerta di vaccini sempre piĆ¹ efficaci e sicuri non si fermano. L'Italia in questo momento ĆØ leader mondiale per le strategia di vaccinazione per i prossimi cinque anni. Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014/2018 ĆØ in fase di approvazione. GiĆ nel 2012 ĆØ stato presentato e proposto come nuovo PNP il Calendario Vaccinale della Vita, frutto della collaborazione tra la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), la SocietĆ Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e SanitĆ Pubblica (SItI), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la SocietĆ Italiana di Pediatria (SIP). Questo nuovo calendario ha l’obiettivo di proteggere la persona dalle principali malattie prevenibili da vaccini, a partire dall’infanzia sino alla senescenza.
«Il calendario delle vaccinazioni indica la successione cronologica delle vaccinazioni dalla nascita fino all’etĆ piĆ¹ avanzata – osserva Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di SanitĆ – ĆØ una guida necessaria ai pediatri, ai medici di famiglia e ai genitori per rendere operative le strategie vaccinali e conseguire gli obiettivi delle diverse vaccinazioni. L’aggiornamento periodico del calendario secondo le piĆ¹ aggiornate evidenze scientifiche corrobora le scelte di offerta vaccinale delle Regioni, garantita come LEA dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale».
Fonte: Pro Format Comunicazione
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