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La Chiesa italiana e l'umanità del Paese

E’ un tempo particolare per l’Italia. 
Il paese ha vissuto una lunga attesa nelle more della formazione di un nuovo governo. Nuovo in tutti i sensi perché - come sottolineato da diversi osservatori - è la prima volta che uno stato fondatore della Comunità Europea vede al proprio esecutivo la presenza di partiti che hanno espresso scetticismo verso l’integrazione continentale. D’altra parte il Governo è nuovo anche per la caratterizzazione che sta dando al tema dell’accoglienza dei rifugiati e a quello dell’attraversamento del Mediterraneo da parte di migliaia di persone in cerca di una nuova prospettiva di vita. 
In questo contesto va segnalata l’attenzione con cui la Chiesa cattolica italiana guarda a quanto sta succedendo. Con prudenza come sempre, con accortezza, con il rispetto dovuto alle scelte compiute dalla maggioranza degli elettori; ma anche con la preoccupazione per il prevalere di toni alquanto accesi, per scelte che vogliono porsi come “di rottura”.
E’ in questa cornice che si collocano alcune recenti prese di posizione. Il pensiero va al tweet ormai famoso del card. Ravasi, collegato all’hashtag Aquarius - la nave sotto i riflettori di tutto il mondo in questi giorni - che ricordava una frase di Gesù nel Vangelo di Matteo (“Ero straniero e non mi avete accolto”), che tanto scalpore ha suscitato e tante critiche ha ricevuto in rete. Ma anche ad altri interventi di presuli della penisola, che si sono detti perplessi di fronte a una svolta politica che è sembrata mettere a rischio certe acquisizioni del passato, se non addirittura quell’eredità di umanità che il paese ha ricevuto in gran parte dal cristianesimo. Il card. Bagnasco, in un’intervista su “La stampa”, ha tenuto a sottolineare: “Sul piano generale il cambiamento non si può rifiutare. La storia delle società, delle culture e degli stati è anche una storia di cambiamenti: l’importante è che qualunque tipo di cambiamento che sia moralmente lecito e buono, sia dentro la continuità, ovvero che non ci siano cesure radicali”. Più chiaro ha parlato un altro cardinale, l’arcivescovo di Agrigento, mons. Montenegro: “Credo che questa” - la vicenda dell’Aquarius -  “non sia una vittoria dell’Italia, ma una sconfitta della politica e dell’UE in particolare che non sanno gestire queste emergenze. Si deve prendere atto che nessuno può fermare questi flussi epocali e non è chiudendo porti che si troverà una soluzione. La prossima volta che si fa? Si aspetta di volta in volta che un paese si faccia generosamente avanti? Facciamo un bel sorteggio? Con la vita umana non si può giocare!”. 

Come di consueto gli interventi e le iniziative ecclesiali non sono urlati e si collocano il più delle volte all'interno di una modalità fatta di preghiera e di dialogo con tutti. Un esempio la veglia per l’Italia organizzata la settimana scorsa da Sant'Egidio a Roma e presieduta dallo stesso presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Bassetti. “Oggi facciamo i migliori auguri di buon lavoro al nuovo governo al servizio del bene comune del paese. Ma è doveroso lavorare senza partigianeria, con carità e responsabilità, senza soffiare sul fuoco della frustrazione e della rabbia sociale. Che tutte le forze politiche, gli operatori della comunicazione, i responsabili a qualunque titolo non badino all’interesse immediato e di parte! Si ricordino delle parole del profeta Osea: ‘E poiché hanno seminato vento / raccoglieranno tempesta’ (8,7). C’è un tessuto umano da ritessere in questi angoli di mondo e in tutta la società civile italiana in nome della pace civile e sociale”, ha detto in quell’occasione il porporato. E ha concluso: “La Chiesa italiana è impegnata nel rammendo nella società italiana, perché essa è e vuole essere segno di unità e di pace del popolo italiano. Il mondo intero ha bisogno di un’Italia in pace, perché siamo tutti interdipendenti. C’è un’umanità italiana che non dobbiamo perdere o lasciar stravolgere da odi o razzismi, ma incrementare e trasmettere ai nostri figli”.

Francesco De Palma

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