Giuseppe De Rita, Censis: “Serve una logica di lunga visione”, in “Avvenire”
Ecco alcuni tratti del quadro in chiaroscuro del nostro Paese così come dipinto da Giuseppe De Rita nell’intervista al quotidiano “Avvenire” del 3 dicembre scorso, per la pubblicazione del 50° Rapporto Censis.
“Un […] ‘continuismo vitale’. Grazie a quattro filiere globalizzate che reggono, anzi fanno passi avanti. La filiera del made in Italy, innanzitutto. Sono 40 anni che regge e ora, dopo la delocalizzazione, si torna a produrre in Italia, perché i proprietari dei marchi lo ritengono importante. Poi c’è il grande filone dell’enogastronomia italiana, l’agricoltura che da settore ‘sfigato’ sale in cima alla reputazione generale. Terzo settore, quello dei macchinari: c’è chi dice che siamo addirittura i primi al mondo. Infine il boom del turismo. Non c’è nessun Paese al mondo che ha, contemporaneamente, quattro filiere che funzionano […].
[Piuttosto,] “è la dimensione del futuro che manca […], la dimensione del tempo. […] Nel ’73 Moro scrisse un articolo su ‘L’Opinione’, disse che il politico deve saper orientare la società. Andreotti su ‘Concretezza’ replicò che un politico, in democrazia, non deve orientare il cittadino, ma solo rassomigliargli. […] Ma è proprio questo il sottile veleno della società italiana attuale, dove la classe dirigente non si prende più una responsabilità di guida. […] L’imbarbarimento del linguaggio, in questo meccanismo di rassomiglianza, è l’elemento più preoccupante per il futuro. Serve una logica di lunga visione. Quel senso della complessità che Moro aveva. […] E’ ormai chiaro che non si può puntare tutto sui social e sui personalismi. Chi smanetta troppo sul web ha poco tempo per guardare i dossier”.
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