Il pranzo di natale con i poveri
200.000 invitati al Pranzo di Natale. Sono gli inviti ai pranzi organizzati dalla Comunità di Sant'Egidio con i poveri in circa 600 città e 80 paesi del mondo. Ma anche in centinaia di carceri perché nessuno resti solo, ma riceva l’attenzione riservata ai familiari in questi giorni di festa. Una tradizione iniziata nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma con un piccolo gruppo di invitati nel 1982 e che la Comunità di Sant'Egidio ha poi portato in ogni parte del mondo in cui è presente. Accosto questo prossimo evento ad un altro segno di familiarità con i poveri, avvenuto pochi giorni fa, quando Papa Francesco, proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno, ha invitato a colazione un gruppo di poveri. Non è stata la prima volta per papa Francesco che anzi qualche giorno fa, in un videomessaggio per il concerto di beneficenza con Baglioni in Vaticano, ha tenuto a precisare (quasi a giustificarsi): «A volte qualcuno mi chiede: “Ma Lei, padre, parla sempre dei poveri e della misericordia”. Sì - dico - ma non è una malattia. È semplicemente il modo con cui Dio si è rivelato».
Del resto la familiarità con i poveri del vescovo di Roma non è un tratto eccentrico del papa odierno. L’evangelista Luca riporta delle parole molto chiare di Gesù a riguardo: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti" (Luca 14,12-14). Ma non tutti i cristiani e anche vescovi hanno tenuto bene in mente queste parole, tanto che si ricorda come San Gregorio Magno, vescovo di Roma dal 590 al 604 avesse rimproverato il vescovo di Ravenna Mariniano scrivendogli che non doveva accontentarsi di leggere la Bibbia e di pregare, restando così tranquillo e lontano da tutto; ma doveva allargare la mano e soccorrere i bisogni di chi soffriva, perché se non avesse fatto questo, avrebbe portato invano il nome di vescovo.
Il "triclinio" di San Gregorio |
Marco Peroni
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