Le parole sono importanti! Le offese ad Emanuele Fiano tra vecchio e nuovo antisemitismo
Ma come parla? Le parole sono importanti […] Chi parla male, pensa male, vive male.
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Palombella rossa, 1989 |
Queste frasi, pronunciate in tono concitato da Nanni
Moretti/Michele Apicella nei panni di un politico italiano tra crisi e rivolta,
nell’anno 1989, mi sono tornate in mente ieri, leggendo degli insulti rivolti contro Emanuele Fiano da un deputato che – dicono i cronisti – avrebbe il triste
primato di aver introdotto, dopo quasi settant’anni di vita democratica, l’inquietante
pratica dell’antisemitismo tra i parlamentari italiani.
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Emanuele Fiano |
Mi ha sempre colpito come – leggendo la storia drammatica
delle persecuzioni antiebraiche durante il secondo conflitto mondiale – tutto
cominciasse con la denigrazione e l’insulto. Il nazifascismo mise in moto una
macchina gigantesca per la propaganda, a volte eclatante, a volte meno. C’erano
i mezzi di allora: la radio, il cinema, i giornali, la scuola… Ma il risultato
fu dovunque disastroso e portò in pochi anni all'annientamento delle opinioni
pubbliche e all'implacabile generazione di un inquietante consenso razzista,
che consentì alla mostruosa macchina della discriminazione e dello sterminio di
compiere il suo disumano orrore. La più piccola resistenza al comune sentire – ed
al disprezzo universale per il nemico razziale – diveniva allora un vero e
proprio atto eroico, come ben racconta Hans Fallada in Ognuno muore solo.

Ha osservato in proposito Andrea Riccardi:
In un'Europa che ha nella memoria di Auschwitz un suo elemento fondativo, è inaccettabile la propaganda antisemita e xenofoba. Ma anche la Repubblica italiana ha una storia che rappresenta l'antitesi del fascismo e del nazismo. Bene perciò che l'Italia si doti di una legge che, oltre a sanzionare in maniera circostanziata chi inneggia a queste ideologie, prevede un investimento nel campo dell'educazione per aiutare i giovani a conoscere la pagina più dolorosa della storia europea, proprio nel momento in cui si va affievolendo la voce dei sopravvissuti alla Shoah. Guardiamo al futuro, ma per farlo bisogna partire dalla memoria. E l'oblio non è libertà.

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