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Il Rapporto ISTAT sull'immigrazione

Il nostro Paese non è invaso da un’orda migratoria. Se per qualcuno era ancora un opinione, i dati Istat lo dimostrano fattualmente. L’ultimo Rapporto Istat, pubblicato lo scorso 10 ottobre, infatti, afferma che al 1° gennaio 2017 i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia risultavano essere 3.714.137, un dato stabile da tempo, con un'incidenza sul totale della popolazione italiana dell’8,3%. 

I permessi di soggiorno in tutto il 2016 sono stati in totale 226.934 mila, registrando un calo del 5% rispetto agli anni precedenti; in calo anche i permessi concessi per lavoro, del 41%, mentre quelli rilasciati per motivi umanitari hanno visto una crescita: al 1° gennaio 2017 se ne contavano 77.927, ovvero il 34% del totale dei nuovi permessi.  Nigeria, Pakistan e Gambia le principali cittadinanze delle persone in cerca di asilo e protezione internazionale che insieme arrivano al  44,8% dei flussi in ingresso per motivi umanitari.
Riguardo invece la cittadinanza, tema che tanto fa discutere in questi ultimi mesi, tra i 2012 e il 2016 sono diventati cittadini Italiani poco più di mezzo milione di non comunitari. In tutto il  2016 sono state accolte 185mila domande (nel 2011 erano 50.000). Per fare un confronto nel Regno Unito sono state 118mila, in Francia 113mila, in Germania 110mila. 
L’incremento delle domande di cittadinanza ha visto interessati principalmente i giovani under 20 (40%). E non dei migranti. Nell’ultimo anno circa il 67% dei casi di richiesta di cittadinanza ha riguardato chi non ha mai vissuto l’esperienza migratoria. Si tratta dei figli degli immigrati, nati in Italia, che, con la richiesta di cittadinanza, scelgono di integrarsi nel nostro paese in forma stabile, probabilmente anche perché, avendo studiato nel nostro paese, parlando solo italiano e, avendo le loro amicizie in Italia, non hanno alcun tipo di legame con il paese di origine dei propri genitori. 
Qui ritorna il tema dello  ius culturae, al centro del dibattito politico di questi ultimi tempi, che riguarda proprio i figli di stranieri nati in Italia e quelli arrivati con i genitori prima dei 12 anni, che potrebbero se la legge passasse diventare cittadini dopo aver compiuto con profitto un ciclo di studi di cinque anni o un corso professionale. Quella dei nuovi italiani è una realtà che già esiste, su cui l’Italia può contare per rispondere al serio problema demografico che sta vivendo. 
Anche rispetto all’islamizzazione dell’Italia c’è da sfatare un mito. Secondo il Dossier Statistico Immigrazione curato dal Centro Studi e Ricerche Idos/Immigrazione, tra gli oltre 5 milioni di immigrati che vivono in Italia, oltre la metà (53,8%) sono cristiani (circa 2.700.000 persone) e solo il 32,2% è musulmano. Forse è arrivato  il momento di oltrepassare ansie e paure e aprire gli occhi di fronte alla realtà.

Francesca Relandini

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