Dai sommersi ai salvati ....
Abbiamo da poco celebrato un’altra “Giornata della Memoria”. Mentre l’antisemitismo dimostra - in Italia, in Europa - di non essere soltanto un relitto del passato. Ho letto allora con interesse e partecipazione - non lo avevo fatto al momento della pubblicazione, un paio d’anni fa - il volume “Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah, 1943-1945”, di Liliana Picciotto, edizioni Einaudi.
“Salvarsi” ci racconta di come l’81% dell’ebraismo italiano sia riuscito a evitare la deportazione e la morte durante l’occupazione tedesca. Ci parla dunque di un approdo, e non di un naufragio. Ma ci ricorda anche quanto violenta sia stata la tempesta attraversata e non dimentica chi purtroppo non ce l’ha fatta. In questo senso il libro, frutto di un’ampia e approfondita ricerca del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, è l’ideale prosecuzione del volume già dedicato alle vittime dalla medesima Fonazione, “Il libro della Memoria” (Mursia, 1991).
Dai sommersi ai salvati, dunque. Per seguirne le vicende. Ma anche per comprendere cosa si pensasse all’approssimarsi del dramma, e poi durante il suo svolgimento. Come pure per spiegare la specificità del “caso” italiano, il perché della salvezza di tanti perseguitati.
Sgombriamo subito il campo dall’idea che nella penisola le cose siano andate meglio perché gli italiani siano “brava gente”. O meglio: brava gente ce n’è stata, e molta; come pure tanta gente cattiva, o incattivita, e indifferente. Ma la spiegazione del relativamente alto numero di salvati sta in una molteplicità di fattori oggettivi: la buona integrazione degli ebrei nella società italiana, la brevità dell’occupazione, la vicinanza della Svizzera neutrale, il radicamento e la capillarità della presenza ecclesiastica, etc..
Come nota l’autrice, il saggio rappresenta “un affresco corale e non una fotografia”. Dalle pagine del volume emerge l’irriducibilità dell’animo umano a un incasellamento preventivo, l’enorme varietà delle posizioni e dei comportamenti possibili, una panoramica ampia dei mille percorsi individuali che, sommandosi tra loro, determinano i grandi eventi storici.
Francesco De Palma
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