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Green Book. L’amicizia è fare il primo passo.


E’ un film da vedere. Ambientato nel 1962, narra di un italoamericano Tony Vallelonga (di chiare origini siciliane), detto Tony Lip per la sua capacità oratoria, un buttafuori in cerca di un occupazione per mantenere la sua famiglia. Riceve e accetta (dopo non poche perplessità) di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e fargli da autista in un tour nel sud degli Stati Uniti. A Tony è richiesto il rispetto completo delle scadenze dei concerti.  Gli viene consegnata, inoltre, una copia del Green Book, dove sono elencati alberghi e ristoranti nei quali gli afroamericani vengono accolti.
Il tour comprende città della Georgia o come Birmingham, in Alabama, dove Martin Luther King, proprio in quegli anni (dal 1960 al 1963), è impegnato in una serie di sit-in e marce per i diritti civili degli afroamericani. Una resistenza non violenta per l’abolizione di quel sistema di norme segregazioniste vigenti in particolare negli stati del Sud (in particolare in Alabama) degli USA che sarà caratterizzata violenze e arresti. Proteste che sfoceranno nella celeberrima "marcia per il lavoro e la libertà" (28 agosto 1963) a Washington dove King tenne il celebre discorso I have a dream, discorso-simbolo della marcia ed uno dei più famosi della storia oratoria americana.
Il rapporto tra i due uomini è all’inizio difficile per via dei pregiudizi di Tony, umanamente assai rozzo, del comportamento  spocchioso e, talvolta sprezzante, di Don, che non nasconde di essere insofferente alle abitudini del suo autista.  Tuttavia, gradualmente le relazioni tra i due migliorano. Tony capisce di essere a fianco di un grosso talento, ovunque accolto con entusiasmo. Malgrado la tournée trionfante, Don Shirley è vittima di continue vessazioni e violenze a causa dei forti pregiudizi contro i neri ancora vigenti in America. Tony salva Don dall'aggressione di un gruppo di bianchi in un bar, imponendogli di non uscire più senza di lui; Don, in cambio, lo aiuterà a scrivere lettere romantiche a sua moglie. 


Sono espressioni di un’amicizia autentica, vero leitmotiv di tutto il film. A un certo punto, Don confida a Tony tutta la sua amarezza. Crede di non poter mai integrarsi nella comunità americana, compreso quella afro che lo disprezza per le sue origini.
La sera dell'ultimo concerto a Birmingham, in Alabama, a Don viene impedito di cenare con la sua band e Tony nella sala dove si terrà lo spettacolo, esclusivamente riservata ai soli bianchi. Dopo un’animata discussione con il proprietario, la scelta se tenere o meno il concerto viene data a Tony, il quale, pur mettendo a repentaglio il suo stipendio, decide di annullare l'esibizione. Insieme si recheranno in un locale di ritrovo per afroamericani, dove Don all’improvviso sceglie di suonare jazz, suscitando un vero e proprio delirio tra tutti i presenti. Il tour è finito e il Natale si avvicina. Don e Tony tornano a New York. I due amici si separano. Tony arriva a casa in tempo per festeggiare con la sua famiglia la Vigilia di Natale, mentre Don torna nel suo appartamento solitario. Tuttavia, poco dopo Don prende l’iniziativa: sceglie di accogliere l’invito fattogli precedentemente da Tony, si reca a casa sua dove viene accolto calorosamente da tutta la famiglia.
Il film è tratto da una storia vera. Che diverte per le scene divertenti e battute riuscite. Ma soprattutto commuove, per la capacità dei due protagonisti di abbandonare i loro pregiudizi e le loro miserie umane. Una frase del film è degna di essere ricordata. Siamo verso la fine del film quando Tony Lip chiede a Don Shirley con chi trascorrerà il Natale. Don Shirley gli confida che gli è rimasto solo un fratello con il quale non ha buoni rapporti e del quale non si preoccupa dove sia e cosa faccia. Del resto – dice Don Shirley – se desidera vedermi sa dove cercarmi. "Il mondo è pieno di persone sole che hanno paura a fare il primo passo" è la risposta di Tony. Una frase che conviene portare con noi, tra le tante, per aiutarci a tessere o a ricostruire relazioni tante interrotte da testardaggine, puntigli che ci dividono tra noi e voi, quando sarebbe decisamente liberatorio  - e gioioso - smettere di appuntare i punti di questo o quel motivo di contesa.

Antonio Salvati

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