Serbia e Kosovo, finalmente l’accordo! A 15 anni dal conflitto uno spiraglio di normalizzazione
Ibrahim Rugova, storico leader Kosovaro |
Quattordici anni dopo la fine del conflitto e cinque anni dopo l’indipendenza firmata dalle autorità di Pristina, l’accordo firmato il 19 aprile a Bruxelles ha una portata storica.
Innanzitutto per gli attori coinvolti dall’accordo: il premier serbo Dacic è stato a lungo portavoce del presidente serbo Milosevic; il primo ministro kosovaro, Hashim Thaci è un ex combattente capo dell’Uck (l’esercito di liberazione del Kosovo). Il documento in 15 punti firmato non è stato reso pubblico, ma ha al centro uno dei nodi più difficili per la normalizzazione delle relazioni: lo status del nord del Kosovo, dove vivono circa 40.000 serbi. E proprio l’organizzazione dei comuni serbi, la partecipazione alla polizia locale, la presenza di magistrati serbi nei tribunali, l’organizzazione scolastica e quella dello sviluppo di questa regione, sono al centro dell’intesa raggiunta.
L’accordo dovrà essere validato nelle due capitali, ma a parte le resistenze dei rispettivi nazionalisti, dovrebbe vedere la maggioranza appoggiare le scelte dei due leader nazionali.
Un successo della diplomazia europea, in cui l’Italia, presa dal suo stallo politico-istituzionale, è rimasta alla finestra. Eppure l’Italia nel passato ha giocato nella regione un ruolo fondamentale. In pochi ricordano che nel pre-conflitto l’unico accordo tra i kossovari e Milosevic fu quello sull’istruzione sottoscritto grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio e che durante la guerra fu proprio mons. Paglia con un aereo del governo italiano a portare in Italia il leader moderato kosovaro Rugova isolato dall’assedio serbo. Ed è proprio Ibrahim Rugova, quel fine intellettuale che dialogava con l’occidente ed era contrario all’uso delle armi per giungere all’indipendenza, morto nel 2006 per una malattia, la persona a cui pensare oggi, dinanzi ad un accordo che porta verso la normalizzazione (e perché no verso l’Europa) il Paese per il quale ha dato tutta la vita.
Marco Giani
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