Alle Nazioni Unite crescono i no alla pena di morte
Un nuovo passo in avanti nel cammino verso l’abolizione della pena di morte.
Giovedì 18 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è espressa sulla
Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, registrando un
nuovo passo avanti. Sono 117 paesi favorevoli alla moratoria dell’Onu, i no
sono 38 e 34 le astensioni.
Si tratta di una risoluzione che pur non avendo valore vincolante ha un forte peso morale. Viene votata ogni due anni dal'Assemblea generale e nel tempo l’adesione è cresciuta: i sì furono 104 la prima volta, saliti a 111 nel 2012 e ora a 117. Andamento opposto per i voti contrari, drasticamente calati nel tempo: da
"E stato un bel balzo in avanti: il più grande da quando la risoluzione sulla moratoria della pena di morte e' stata messa ai voti", ha commentato a New York l'esito del voto Mario Marazziti, presidente del Comitato Diritti Umani della Camera e storico esponente dell’associazionismo contro la pena di morte. Secondo Marazziti "in un momento di guerre e terrorismo organizzato con punte mai raggiunte, dagli orrori dell'Isis al massacro dei bambini in Pakistan e' stato riaffermato il principio che la pena di morte appartiene al passato".
Il merito di questo risultato è in buona parte dell’Unione europea e in particolare dell'Italia. Il nostro Paese è schierato da molti anni a favore della moratoria, grazie allo storico impegno di associazioni e ONG come la Comunita' di Sant'Egidio, Nessuno Tocchi Caino e Amnesty International, sostenute dal governo italiano.
Oggi i numeri esprimono un messaggio molto chiaro: nelle Nazioni Unite e nel mondo cresce il consenso perché la pena di morte non venga più utilizzata.Se i no continueranno a crescere, si può sperare che di questo crudele strumento rimarrà fra qualche anno solo il ricordo.
Filippo Sbrana
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