Kenya, un anno dopo la strage di Garissa
Impagliazzo: “La solidarietà e la cultura più forti del terrorismo”
Una strage da non dimenticare quella avvenuta un anno fa nel campus universitario di Garissa, in Kenya. Era l'alba del 2 aprile 2015 quando i terroristi di Al-Shabaab irruppero nel campus e uccisero 150 persone, in maggioranza studenti di religione cristiana. Gli assalitori erano giovani, come le vittime che provenivano da ogni angolo del paese, molte sorprese mentre pregavano in un'aula, altri svegliati e uccisi nei dormitori.
Lo si è ricordato questa mattina con un seminario dal titolo “Un anno dopo Garissa. La solidarietà è più forte del terrore” presso l’Università per Stranieri di Perugia.
“La violenza mira ad aprire una crepa nella coabitazione, creando sospetti per distruggere il vivere insieme, la diversità, la speranza di un futuro pacifico e plurale”, ha osservato il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università per Stranieri di Perugia. Rivolgendosi ad alcuni studenti keniani scampati alla strage di Garissa, ospiti da alcuni mesi dell’ateneo perugino, Impagliazzo ha affermato: “Questa manifestazione non è solo un ricordo delle vittime, ma una celebrazione dei sopravvissuti e di quello che faranno, e del nuovo legame che l’Università per Stranieri ha creato con questo paese, attraverso di loro. Un’amicizia tra l’Africa e l’Europa. Diffondere la cultura è anche costruire possibilità per i giovani affinché scelgano per un avvenire di convivenza e non per il fascino della violenza brutale e divisiva”.
Oggi l'Università di Garissa è di nuovo aperta, ma ci vorrà tempo perché possa tornare ad essere non solo quell' "Oasi dell'innovazione" che è nel suo stemma, ma anche l'oasi di convivenza e cultura che rappresentava. Tempo, ma soprattutto molta solidarietà, come ha sottolineato Marco Impagliazzo: "la solidarietà, come la cultura, non si esaurisce donandola agli altri ma diviene un moltiplicatore di pace e convivenza".
Marco Peroni
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