Amnesty International: “I diritti umani di singoli e famiglie in movimento sono stati violati, anche mediante la criminalizzazione dei richiedenti asilo”
Nei giorni scorsi Amnesty International ha diffuso il proprio Rapporto 2015/16 sullo stato dei diritti umani nel mondo (cfr. http://www.rapportoannuale.amnesty.it/).
Un Rapporto che evidenzia come tali diritti continuino a non essere garantiti a pieno in diverse aree del mondo, non esclusa la nostra Europa.
Di più. L’associazione umanitaria ha puntato il dito sul clima particolare che si respira, su uno “spirito del tempo” che è pronto a sacrificare molti diritti - e in particolare quelli dei non cittadini, ovverossia dei non votanti - sull’altare della “sicurezza”. Il risultato è la messa in discussione delle tutele più elementari, il fastidio che circonda le necessità di coloro che rischiano la vita o che si vedono impedita la fruizione di diritti inalienabili, la tendenza alla chiusura di più canali possibili verso la salvezza.
Come ha riassunto il quotidiano “Avvenire” dando notizia del Rapporto, sembra si faccia strada una vera e propria “politica dell’odio” che richiama in maniera inquietante il clima agli anni Trenta del Novecento, una linea d’azione che non conosce - questa sì - frontiere e che ha spinto governi di ogni continente “a siglare accordi che pregiudicano il diritto dei soggetti più vulnerabili a chiedere asilo” (dal Rapporto apprendiamo che ben 36 stati “hanno violato il diritto internazionale rimandando illegalmente indietro dei rifugiati verso paesi in cui sarebbero stati in pericolo”).
Salil Shetty, il Segretario Generale di Amnesty, nell’Introduzione al Rapporto, si è soffermato appunto sull’atteggiamento verso coloro che fuggono da paesi in guerra o da altri in cui il rispetto dei diritti umani è conculcato o aleatorio: “Era dalla II guerra mondiale che i flussi di sfollati e di persone in cerca di rifugio non raggiungevano le dimensioni globali attuali”. Eppure, nel contempo, “i diritti umani di molte famiglie e singole persone in movimento venivano violati, anche mediante la criminalizzazione dei richiedenti asilo, provvedimenti di ‘refoulement’, respingimenti e trasferimenti verso altri territori, oltre a varie iniziative degli stati che si sono configurate come una vera e propria negazione dell’accesso alle procedure di richiesta d’asilo”. Quali conclusioni trarne? “Il sistema internazionale non si è dimostrato sufficientemente solido di fronte alle difficili sfide”.
Un fallimento, questo, che dovrebbe renderci molto più inquieti che non la notizia dello sbarco di alcune decine di profughi sulle nostre coste.
Francesco De Palma
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