Un appello per la Catalogna

Questa volta però, la Generalitat
de Catalunya e il suo presidente Carles Puigdemont i Casamajó, hanno
voluto renderne ancora più formale e vincolante il risultato della
consultazione attraverso l’emanazione di una legge referendaria specifica votata il 6 settembre, dalla maggioranza del parlamento catalano. Un
atto molto forte che ha messo in seria difficoltà tutto il paese.
In risposta il governo
centrale spagnolo ha contrastato
apertamente questa consultazione affermando che: “la Costituzione spagnola non
consentirebbe di votare sull'indipendenza di alcuna delle sue regioni”. A tal
fine, sempre il governo centrale, ha presentato un esposto alla Corte
costituzionale spagnola. Ricorso che è stato accolto con una sua sentenza di
incostituzionalità e che ha di fatto sospeso il referendum. A questa sentenza
si è aggiunto anche l'intervento della Procura Generale (Fiscalía), che
ha denunciato per i reati di disobbedienza e prevaricazione Puigdemont e tutti
i membri dell'Ufficio di presidenza del Parlamento regionale della Catalogna
che hanno approvato la messa all'ordine del giorno della legge istitutiva del
referendum.

Per
fortuna un richiamo significativo al dialogo è arrivato dalla Conferenza
Episcopale spagnola oltre che da molte associazioni laiche e cattoliche come la
Comunità di Sant’Egidio, la quale ha pubblicato un comunicato stampa che
richiamava le parti a una storia comune e soprattutto a un futuro comune,
affermando che solo attraverso il dialogo si sarebbe potuta superare questa
crisi.
A
questo punto c’è solo da augurarsi che sia i catalani che gli altri spagnoli
accolgano quest’appello di pace non solo per superare lo spettro della
scissione, ma anche per trovare un modus viventi che non porti più a una crisi
del genere.
Diego Romeo
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