"Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose ..."
Esattamente 55 anni fa, l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva, nella splendida cornice della basilica di San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il suo discorso di apertura, l’allocuzione Gaudet Mater Ecclesia, è un testo che merita di essere riletto di tanto in tanto, un documento di profonda e audace spiritualità. Il vecchio papa di un’istituzione millenaria che parlava in una lingua morta - Gaudet Mater Ecclesia quod, singulari Divinae Providentiae munere, optatissimus iam dies illuxit … - si rivelava capace di lanciare un ispirato e vibrante appello alla Chiesa e al mondo, un appello gravido di speranza e di futuro - “E’ appena l’aurora!” - che ancor oggi ha tanto da dire, a chi crede e a chi non crede.
Colui che è stato chiamato “l’uomo dell’incontro” appare a un tempo molto differente da quegli anni Sessanta come un profeta dell’aggiornamento e dell’ottimismo che incontra anche - per sfidarlo, beninteso - il nostro presente nostalgico e confuso:
“Spesso avviene, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa”.
Francesco De Palma
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