Gli studenti scelgono la scuola, o è la scuola a scegliere gli studenti?
In questi giorni le scuole superiori si stanno preparando per convincere genitori e studenti nuovi iscritti per il prossimo anno scolastico e, le scuole più rinomate, nei propri siti internet presentano la loro offerta formativa, le attività extrascolastiche, la pianificazione degli indirizzi e via dicendo.
Nel tentativo di acquistare una maggiore nomea di “scuola bene”, il noto liceo della Capitale Ennio Quirino Visconti (come anche il liceo Seneca) ha pubblicato il suo “Rapporto di Autovalutazione” (RAV), una sorta di curriculum di presentazione della scuola.
Hanno suscitato scalpore su una parte della stampa e in qualche trasmissione della Tv di stato, i parametri utilizzati dalle suddette scuole per presentarsi: "…le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese"..."tutti, tranne un paio, gli studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. La percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiare è pressoché inesistente, mentre si riscontra un leggero incremento dei casi di DSA" e, ancora, "Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento, limitando gli interventi di inclusione a casi di DSA, trasferimento in entrata o all’insorgere di BES”.
Con la sigla DSA, si indicano i “Disturbi Specifici dell’Apprendimento”, con la sigla BES, invece, i “Bisogni Educativi Speciali”.
Se andiamo a visionare la pagina riguardante la presentazione del Liceo Seneca sul sito della “Scuola in Chiaro” (http://cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/istituti/RMPC06301E/lucio-anneo-seneca/valutazione/sintesi/), alla voce “Opportunità” leggiamo: “Gli studenti dell'istituto provengono prevalentemente da famiglie di estrazione medio-borghese di lavoratori dipendenti o autonomi, inseriti in contesti socio-culturali differenziati. L'incidenza di studenti con cittadinanza non italiana risulta bassa così come non ci sono gruppi di studenti che provengono da situazioni particolarmente svantaggiate (Fonte: fascicoli personali degli studenti)”.
Nonostante ciò, non è tutto oro quello che luccica, infatti, nonostante il livello di provenienza degli studenti, nelle autovalutazioni, alla voce: “Sviluppo e valorizzazione delle risorse umane“, possiamo leggere un modesto 3 in una scala da 1 a 7.
Come, anche alla voce “Integrazione con il territorio e rapporti con le famiglie”, sempre lo stesso voto, 3. Sul sito si ammette che la situazione della Scuola, per questi due aspetti è “con qualche criticità”.
Una simile lettura non vuole affossare il livello formativo o delegittimare il sedicente buon livello didattico offerto, ma si vuole mettere in luce come l’assenza di elementi non confacenti ad un determinato ceto sociale o l’assenza di studenti diversamente abili, non tuteli i “normodotati” a frequentare una scuola che sia salva da possibili criticità.
L’effetto di utilizzare l’assenza di “studenti stranieri” o di “studenti con disabilità” nell’accreditare o nell’accertare il gradimento di una scuola, in tempi in cui riaffiorano rigurgiti razziali, non promette nulla di buono per l’istruzione pubblica, in particolare per quanto concerne il rispetto dei principi costituzionali sanciti nell’art. 3 e nell’art. 34, sul diritto al sapere per tutti.
Germano Baldazzi
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