Genti e paesi che "volevano andare lontano" ...
“Volevamo andare lontano” (Sperling & Kupfer) è il romanzo d’esordio di un noto sceneggiatore tedesco, Daniel Speck. Un libro che unisce Italia e Germania, e che spera di avere nel Bel Paese lo stesso, straordinario successo che ha avuto a nord delle Alpi.
Al centro della trama la vicenda di una famiglia originaria dell’isola di Salina che trova casa e un qualche futuro a Monaco, attraversando gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso, anni in cui due paesi così diversi come il nostro e la Germania sono stati accomunati da una crescita economica senza precedenti. L’Italia e il suo vicino sono voluti “andare lontano”.
Lontano dall’orrore della guerra, lontano da casa - gli italiani, almeno -, lontano da un destino già scritto. In un’Europa piena di fiducia nel futuro Giulietta, Vincent, Giovanni, Enzo, Vincenzo, etc., hanno saputo muoversi con libertà senza restare prigionieri del passato, della tradizione, di regole scritte e non; e insieme sono rimasti fedeli alle loro radici. Scoprendo però che quelle radici non escludevano nuovi innesti, nuovi percorsi, quelle variazioni sul tema che ogni storia di migrazione porta con sé. Tra Milano e Napoli, Salina e Monaco, l’ultima della famiglia, Julia, ritrova il passato e, insieme ad esso, una strada per il futuro.
“Volevamo andare lontano” - è stato scritto - “è un omaggio all’immigrazione italiana in Germania”. E forse è un tributo a ogni migrazione, anche in un tempo come il nostro, così poco generoso verso il tumultuoso mondo di chi si sposta da casa per contribuire alla crescita di un paese tanto diverso dal proprio.
Daniel Speck, che ama la nostra penisola, dove ha vissuto e studiato per diversi anni, acquisendo un ottimo italiano, ha dichiarato: “Volevo raccontare una storia d’amore non solo tra le persone, ma anche fra i paesi. Ci sono tantissimi romanzi di famiglia che però sono sempre chiusi in una casa […]. Questo concetto per me è superato, perché oggi non si vive più così. Noi ci muoviamo, superiamo i confini, quindi volevo parlare di persone e di famiglie che si spostano da un luogo all’altro. […] Voglio aggiungere che la storia degli italiani emigrati in Germania è una storia di successo: sono riusciti a portarci la loro cultura e a insegnarla ai tedeschi, che hanno cambiato un po’ il loro modo di vivere. Grazie agli immigrati la Germania è diventata un paese più aperto, più accogliente, allontanandosi dal cliché del tedesco rigido e inquadrato. Sapete che i tedeschi hanno imparato a mangiare all’aperto grazie agli italiani che per primi mettevano i tavolini davanti ai loro locali? Prima per i tedeschi era impensabile mangiare ‘fuori’ da un ristorante”.
Ecco, Speck si muove avanti e indietro, e poi di qua e di là delle Alpi, parlando di sentimenti, di ideali, di tempi che cambiano, della ricerca della felicità: i temi di sempre della letteratura, quelli che fanno varcare i muri della miseria, della costrizione, del pregiudizio, i confini tra ciò che sei e ciò che sarai. E fanno andare lontano. Viene quasi da leggere una storia del genere con un grumo di nostalgia. Saprà il nostro tempo, dominato dalla paura e dal rancore, recuperare la tensione degli anni in cui tutto sembrava possibile?
Francesco De Palma
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