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La pena di morte è più debole. Ancora un numero record di sì all’ONU per una moratoria sulle esecuzioni


Ieri è stata una giornata decisamente importante per l’abolizione della pena di morte. In tarda mattinata, il Santo Padre, nel giorno del suo compleanno, ha ricevuto in Vaticano la delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte. Ringraziando i membri della delegazione per il lavoro svolto, Papa Francesco ha nuovamente ribadito che ogni vita è sacra e la dignità umana deve essere custodita senza eccezioni. Il Catechismo della Chiesa Cattolica respinge la pena di morte che ferisce gravemente la dignità umana, una pena contraria al Vangelo stesso, perché implica la soppressione di una vita sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui solo Dio è il vero giudice e garante. Il ricorso alla pena di morte – ha aggiunto il Papa - è stato talvolta presentato come una conseguenza logica e giusta; addirittura nello Stato Pontificio si è fatto ricorso a questa forma disumana di punizione, ignorando il primato della misericordia sulla giustizia. Per questo, il Papa ha ritenuto opportuno quest’estate pervenire ad una nuova formulazione del Catechismo. Papa Francesco, infine, ha auspicato che tutti gli Stati possano adottare una moratoria al fine di abolire questa crudele forma di punizione, nonostante i complessi processi politici. Allo stesso tempo, richiama, ancora una volta, l’attenzione sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, che sono purtroppo un fenomeno ricorrente. Spazio anche al tema della legittima difesa, che deve comunque essere proporzionata.


Ma, soprattutto, ieri, mentre sopraggiungevano le luci della sera, si è avuta notizia dell’esito della votazione - all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite - sulla Risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni delle condanne capitali. Ancora numero record di sì all’ONU: centoventuno dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno votato in favore della settima risoluzione sulla moratoria  sull’uso della pena capitale durante la sessione plenaria a New York, mentre 35 hanno votato contro. Nel 2016 i voti favorevoli furono 117, i contrari 40. Per la prima volta, la Repubblica Dominicana, la Libia, la Malaysia e il Pakistan hanno cambiato il loro voto in supporto della risoluzione, mentre Antigua e Barbuda, Guyana e il Sud Sudan sono passati dal voto contrario all’astensione. Guinea Equatoriale, Gambia, Mauritius, Niger, Rwanda hanno nuovamente votato a favore della risoluzione dopo che nel 2016 non l’avevano fatto.



«Anche in un tempo segnato da paure, terrorismo, e di scontro a livello internazionale, la pena di morte fa un importante passo indietro», ha sostenuto Mario Marazziti, coordinatore internazionale della campagna abolizionista della Comunità di Sant’Egidio. «La pena di morte - continua - è più debole, anche se nel mondo, in maniera irresponsabile, c'è chi alza i toni, facendo finta di non sapere che la pena di capitale è inefficace, discriminante, è uno strumento terribile in mano di regimi autoritari, aumenta il livello di violenza ufficiale e diffuso nelle società che la usano, apre la porta a rappresaglie e vendette dove si lavora alla riconciliazione dopo genocidi e guerre civili e, sempre, abbassa l'intera società al livello di chi uccide». «Penso che abbia giocato un ruolo importante la sinergia tra organizzazioni non governative come Sant'Egidio, Amnesty International, Nessuno Tocchi Caino, la Coalizione mondiale contro la Pena di Morte, il governo italiano e la Farnesina, i governi europei ed extra-europei, dalla Svizzera all'Australia al Sudafrica. E che comincia ad affermarsi la coscienza espressa nel nuovo testo del Catechismo della Chiesa Cattolica, che esplicita come 'alla luce del Vangelo la pena di morte è sempre inammissibile», conclude Marazziti.
Se questa votazione mostra l’ulteriore isolamento dei 35 paesi che hanno votato contro la risoluzione, non possiamo non rilevare – tuttavia – che rispetto la votazione del 2016 Nauru ha spostato il voto da favorevole a contrario, Bahrain e Zimbabwe sono passati dall’astensione a contrario, mentre Congo e Guinea hanno cambiato il voto da favorevoli all’astensione.
La risoluzione esprime «profonda preoccupazione perchè la pena di morte continua ad essere applicata nel mondo» e chiede agli stati di introdurre una moratoria in vista della totale abolizione delle esecuzioni. Ieri si è realizzato un altro passo, constante e sicuro.

Antonio Salvati

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