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"I nuovi emigranti italiani non vengono più prevalentemente dal Mezzogiorno, ma da tutte le regioni della Penisola"


Maurizio Ambrosini si è soffermato (su “Avvenire” del 16 giugno scorso) sull'emigrazione di tanti giovani italiani dal Bel Paese. Ecco qui alcuni passi della sua analisi:

“Il flusso in uscita in realtà non si è mai del tutto interrotto, ma ha assunto nuova lena con la crisi economica iniziata nel 2008 e si è rafforzato negli ultimi anni. Nel 2017 si sono registrate oltre 243mila iscrizioni all’Aire, ovvero all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero […]. I nuovi emigranti non vengono più prevalentemente dal Mezzogiorno, ma da tutte le regioni italiane. Un po’ a sorpresa la prima regione di provenienza è la Lombardia (33.658), seguita dal Veneto (23.657), mentre la Sicilia figura soltanto al terzo posto (22.086). La prima provincia, anch’essa inattesa, è invece Genova, con 15.375 nuovi registrati all’Aire, seguita da Roma (11.663) e da Milano (10.162). […] Anche molti giovani italiani, come gli immigrati che arrivano in Italia, incontrano problemi di sovraqualificazione quando si spostano all’estero: cioè, trovano spesso lavori inferiori ai loro livelli di istruzione e alle loro competenze. Non pochi fra loro quindi affrontano traiettorie professionali abbastanza simili a quelle degli immigrati in Italia, sebbene nutrite da motivazioni più variegate: accettano una discesa sociale, inserendosi in occupazioni scarsamente qualificate, nella speranza di una successiva promozione. […] Forse anche per loro, come per gli immigrati stranieri in Italia, accettare un lavoro manuale lontano da casa è meno disturbante per l’autostima e l’identità sociale che svolgerlo nei luoghi in cui sono conosciuti e socialmente inseriti”. 


Per chi volesse ritrovare l'articolo completo, ecco il link.

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