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Legittima difesa?


Tutti ricordano l’ondata di entusiasmo, o meglio di trionfalismo, il giorno dopo l’approvazione della nuova legittima difesa, soprattutto per l’introduzione di quell’avverbio “sempre” nel testo dell’articolo 52 del codice penale. Indubbiamente uno slogan di facile presa («La difesa è sempre legittima»).  Tuttavia, neanche quell’avverbio può impedire – giustamente - che degli inquirenti facciano il loro lavoro di ricostruzione dell’effettiva dinamica di un episodio che ha provocato la morte di un uomo. Se si accerta che il colpo letale è stato sparato su una persona in fuga, nemmeno la nuova dicitura della legge assicurerà la totale impunità a chi ha premuto il grilletto. E’ evidente che in tal caso – salvo che qualcuno voglia cambiare il significato a parole di universale comprensione - non siamo in presenza di un’autentica “difesa”, qualunque siano le giustificazioni e le attenuanti parziali o totali da riconoscere. Quanto detto non è “buonismo” dei soliti cattolici verso l’aggressore né tanto meno accanimento, odio o crudeltà verso chi reagisce all’aggressione. «Ãˆ puro e semplice – ha spiegato il giurista Chiavario - freno al rischio di farsi avvolgere da una spirale di disumanità, all’esito della quale non è del resto escluso che venga un incoraggiamento alla delinquenza, a farsi sempre più feroce ... e più capace di sparare per prima».


In questi giorni il tema è ritornato al centro dell’attenzione in seguito alla vicenda, accaduta a Pavone Canavese in Piemonte, del tabaccaio che ha ucciso una delle tre persone venute a rubare nella sua proprietà. Ovviamente il Procuratore della Repubblica di Ivrea cui spetta dirigere le indagini sul caso del tabaccaio raccomanda prudenza. Considerato il registro emotivo della comunicazione politica che tanto caratterizza i nostri tempi non stupiscono le espressioni di solidarietà da parte di alcuni ministri a favore del tabaccaio e la fiaccolata a suo sostegno da parte dei suoi concittadini.
Potremmo rispondere con diversi argomenti a coloro che invocano ulteriori norme securitarie, attuando quella mistica della “vicinanza alla gente” che alcune forze politiche celebrano con infallibile precisione. Anch’io sono tra coloro che direbbero che le statistiche rivelano che il tasso di criminalità, da noi, sta diminuendo e che addirittura l’Italia è il Paese più sicuro d’Europa. E’ noto che gli omicidi sono in fortissimo calo a partir dal 1992. Stesso discorso per le grandi rapine. I sequestri di persona sono scomparsi (grazie soprattutto alla tecnologia) e via dicendo. In fondo, per persone avvedute ed adeguatamente informate è fin troppo facile. Oggi la camorra raccontata da Saviano in Gomorra è praticamente scomparsa, la mafia non gode di ottima salute. Eppure a Napoli la microdelinquenza è un fenomeno non certo in crisi e i numeri dei delitti commessi dai minori nel nostro paese destano fortissimo allarme.
In altri termini, al netto della propaganda e dello sfruttamento mediatico operato da alcuni leaders politici social, occorre valutare attentamente l’esasperazione e la rabbia che si va diffondendo in larghi strati della popolazione. Serve allestire modalità comunicative efficaci ed corrette, ribadendo concetti molto elementari: le vicende criminali scaturiscono da problemi sociali e individuali anche di grande complessità e, soprattutto, nessuno ha in tasca soluzioni magicamente idonee a ridimensionare i problemi che ne derivano. C’è un’ampia letteratura a tal proposito. Anche di psicologia sociale. Ad esempio proprio studi recenti di psicologi sociali rilevano che la mera presenza di armi in un dato contesto aumenta il comportamento aggressivo e la probabilità che siano usate. Evidenze scientifiche che non riescono a incidere sulle decisioni politiche, come accade negli USA. Senza indulgere ad una gestione del territorio simile a quella di uno Stato di polizia  è indispensabile una più consistente e più efficace prevenzione da parte delle forze di polizia. Pertanto nessuna indulgenza per ciò che oggettivamente è microdelinquenza. Nello stesso tempo, dovrebbero esser potenziate e rese sempre più efficaci le misure sanzionatorie e cautelari diverse dal carcere.
Infine, chi ruba è un ladro e chi spara alle spalle è un assassino. Entrambi devono essere puniti ai sensi del nostro codice penale.

Antonio Salvati

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