Un mondo senza armi nucleari è possibile e necessario. Il papa a Hiroshima e Nagasaki
“Un mondo in pace, libero da armi nucleari, è l’aspirazione di milioni di uomini e donne in ogni luogo. Trasformare questo ideale in realtà richiede la partecipazione di tutti”. E’ un invito proprio a tutti quello che il papa ha rivolto a Nagasaki e per ribadirlo, quasi nessuno si senta escluso, fa seguire un elenco: “le persone, le comunità religiose, le società civili, gli Stati che possiedono armi nucleari e quelli che non le possiedono, i settori militari e privati e le organizzazioni internazionali”. Tutti: anch’io, anche tu. Un invito a unirsi a quella “decisione irrevocabile” di promozione della pace, nella “convinzione che un mondo senza armi nucleari è possibile e necessario”, già espressa con chiarezza nel 1963 dal papa san Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris :
“… giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti, si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci.”[Pacem in terris, 60].
Difficile dissentire, ma è anche facile sentirsi già dalla parte giusta senza sentire la necessità di dover fare qualche cosa, ovvero, come chiede il papa, di “partecipare” alla costruzione della pace e al disarmo nucleare. E poi in fondo: chi è per la guerra ? chi per le armi nucleari ? Non certo noi, non certo io, si può facilmente pensare. Significativi i risultati di un sondaggio svolto quest’anno nei 4 Paesi europei che ospitano testate nucleari statunitensi (Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi) dalla Campagna ICAN per il quale il 70% degli italiani si è dichiarato favorevole all'adesione dell’Italia al Trattato dell’ONU TPNW per la proibizione delle armi nucleari. Una larga maggioranza, peraltro trasversale in quanto a opinioni politiche, che però non sembra accendere più di tanto gli animi o evidentemente non viene considerata una priorità, ma forse viene vista solo come una bella utopia visto che l’Italia, pur con una decisa maggioranza popolare come risulta dai sondaggi, in una certa indifferenza dell’opinione pubblica e allineandosi con i paesi NATO, non ha votato e non è fra i 79 paesi firmatari del Trattato ONU, né tanto meno (ovviamente) figura fra le 32 nazioni che lo hanno ratificato, oltre a rimanere uno dei paesi che ospita, sul proprio territorio, testate nucleari.
Da notare invece che la Santa Sede, insieme a Guyana e Thailandia è stata fra i primi 3 paesi che oltre a firmare nei primi due giorni dall'apertura del trattato alla firma, il 20 settembre 2017, lo hanno anche immediatamente ratificato. In base all'articolo 15 del trattato questo entrerà in vigore 90 giorni dopo il deposito del cinquantesimo strumento di ratifica. Traguardo che negli anni si avvicina, ma a cui manca ancora, per raggiungere quota 50, la ratifica di 18 stati. Impegno per il disarmo nucleare sostenuto attivamente dalla Santa Sede e dal papa e ribadito con forza e chiarezza anche al Memoriale della Pace a Hiroshima, in cui papa Francesco ha affermato:
“Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra.”
Non si può non notare come nelle parole del papa venga ribadito come sia immorale non solo l’uso, ma anche il solo possesso delle armi nucleari. Come italiani siamo quindi ancora di più chiamati in causa, sia perché ospitiamo tali armi, sia perché esserci astenuti dalla firma del trattato ONU per la proibizione delle armi atomiche, alla luce di tale parole ci rende colpevoli di una scelta definita "immorale".
E’ possibile scrivere per il prossimo futuro una storia diversa ? Se lo augura la preghiera con cui papa Francesco ha concluso il suo discorso al Memoriale della Pace a Hiroshima:
“…dove abbondò la distruzione possa oggi sovrabbondare la speranza che è possibile scrivere e realizzare una storia diversa…”
Dobbiamo ripartire da quella terra per scrivere la storia di domani. Li dove la storia ha scritto una delle pagine più terribili il 6 agosto del 1945 e, tre giorni dopo, a Nagasaki. 214.000 morti in quei giorni e nei mesi successivi a causa delle radiazioni. Molti altri in seguito, senza contare i feriti e le sofferenze durature simbolicamente riassunte in quell'immagine del piccolo bambino di Nagasaki che porta il fratellino morto sulle spalle, in fila verso il crematorio, che ha colpito particolarmente il papa che l’ha voluta intitolare “Il frutto della guerra” e che da tempo distribuisce ovunque e che era ben in evidenza nella cerimonia cui ha partecipato a Nagasaki.
Dalla terra dove è stata usata l’arma più terribile che l’uomo abbia mai realizzato viene riproposta a ciascuno la domanda se restare spettatori indifferenti della storia o scegliere di partecipare alla sua scrittura, quella di una storia diversa dall'orrore del passato, ma anche dall'imbarazzante tolleranza alle armi più terribili del presente.
Marco Peroni
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