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Immigrazione e Integrazione. Riccardi: elaborare in Italia un “modello latino”


“Sull'immigrazione non si può ragionare solo per emergenze, perché già viviamo con cinque milioni di immigrati. Ora ci vuole un salto di comprensione del fenomeno”. Così il ministro Andrea Riccardi ha aperto la giornata di studi di Perugia dal titolo “L’Europa dell’integrazione. Modelli a confronto”. Il convegno, promosso dal Ministero per la cooperazione e l’integrazione e dall'Università per stranieri di Perugia, si pone un obiettivo preciso: arrivare ad elaborare una peculiare via italiana all'integrazione, con lo sguardo ai paesi europei di lunga tradizione migratoria. “In Italia la politica ha riflettuto poco sul tema, ha poco gestito e molto urlato” – ha detto Riccardi – “Si è parlato solo di frontiere o contrasto all'immigrazione clandestina e sono state applicate misure punitive come la sovrattassa sulle rimesse. Oggi la gente ha bisogno di una spiegazione generale di quello che sta avvenendo, affinché una questione così cruciale non sia utilizzata in senso elettorale o lasciata al buon cuore degli italiani”.
É possibile rendere italiani/e persone di culture ed etnie così diversi? La creazione di un ministero ad hoc per l’integrazione nell'attuale governo, voluto dal presidente Napolitano, è stato il segno che questa sfida andava affrontata. Il ministro Riccardi si augura che il dicastero non venga abolito nella prossima legislatura e le politiche per l’integrazione continuino ad avere una regia pubblica.
Allora, quale integrazione scegliere? “Un modello latino di integrazione” – ha proposto Riccardi – “Primi nel mondo per le adozioni, gli italiani potrebbero ‘adottare’ gli immigrati, sia a livello urbano che nei piccoli centri rurali, un’integrazione nutrita dalla pietas cristiana e dalla cultura terzomondista”.